Ministro Di Maio, un anno fa in una lettera aperta al nostro giornale fu il primo a lanciare la proposta di un patto locale tra Pd e 5 Stelle, in occasione delle elezioni regionali in Umbria. Ad oggi però quell’idea non è ancora riuscita a farsi strada: si sta per votare in sette regioni e solo in Liguria i 5 Stelle sono alleati col Pd. È un progetto da mettere in archivio?
"Presentarsi alle prossime amministrative in coalizione con altre forze politiche e civiche non solo è un progetto in cui credo, ma è la strada che ci hanno indicato i nostri iscritti con una delle ultime votazioni. Per queste regionali purtroppo eravamo fuori tempo massimo, probabilmente ci si doveva organizzare meglio e prima. Magari in qualche caso è stata un’occasione sfumata, ma ci atteniamo alle decisioni dei territori e le supportiamo fino in fondo. Anche per il futuro, però, il punto di partenza sarà sempre la voce di chi è sul territorio. Quindi altro che archiviare, siamo nella fase viva di un modo di presentarsi agli elettori più strutturato, diffuso e organico".
La segretaria dem regionale Simona Bonafè sostiene che votare 5 Stelle in Toscana significa far vincere la Lega. Si può dire che in parte abbia ragione?
"Votare il MoVimento 5 Stelle significa scegliere il MoVimento 5 Stelle. Non ho mai creduto a giochetti, strategie, suggestioni varie da propinare agli elettori. Credo nelle battaglie portate avanti fin dall’inizio, con orgoglio e una precisa identità, proprio come fa da sempre il MoVimento».
Salvini ipotizza un cappotto sette-a-zero per la sua coalizione, il 21 settembre. Vaticini trionfalistici a parte, una chiara affermazione del centrodestra potrebbe mettere a rischio la tenuta del governo?
"Io non faccio previsioni, ma mi affido alle urne e ai cittadini che hanno sempre la lucidità e l’esperienza per valutare le diverse proposte, e scegliere. Proprio per questo motivo sono certo che gli elettori andranno a votare con le idee chiare. In questo panorama il MoVimento 5 Stelle rappresenta la vera alternativa".
E quindi il governo rischia o non rischia?
"Nessun rischio. Pensiamo a lavorare, andiamo avanti. Dobbiamo dare risposte concrete ai cittadini che in questi mesi hanno sofferto a causa del Covid".
Altra spina nel fianco della maggioranza: il referendum. Che cosa pensa della sostanziale ambiguità mostrata da molti esponenti del Pd sul taglio dei parlamentari?
"Spina nel fianco? Siamo a un passo dal portare definitivamente a casa una riforma che a livello costituzionale cambierà davvero le cose, senza stravolgerle. Di una rivoluzione del modo di intendere gli assetti istituzionali che il Paese attende da decenni. E questo il Pd lo sa, infatti l’ha votata in Parlamento. Anche perché le ragioni del Sì sono ampiamente condivise e oggettive. Se lo snelliamo, il Parlamento diventa più efficiente, quindi più produttivo e ancora più centrale negli equilibri istituzionali. Per non parlare della credibilità che recupererà la politica in generale di fronte ai cittadini, i quali beneficeranno anche del mezzo miliardo a legislatura risparmiato e trasformato in scuole, strade, ospedali e servizi. È una riforma semplice e mirata, che modernizzerà finalmente il nostro Paese e lo adeguerà agli standard internazionali più virtuosi. È un punto di inizio per iniziare a cambiare".
I Democratici vi chiedono di riequilibrare l’eventuale taglio con una nuova legge elettorale e con l’apertura di una stagione di riforme istituzionali. Sbaglio o questa prospettiva vi lascia freddi? In fondo avete già avuto un anno di tempo...
"Parlano i fatti: in Commissione alla Camera è stato adottato il testo base della nuova legge elettorale che arriverà in aula a fine mese".
Dopo l’exploit del 2018, i 5 Stelle sono arretrati nei sondaggi. Pagate il fatto di essere diventati un partito di governo e non più di lotta, o c’è dell’altro?
"Mi creda, l’ultima cosa che guardiamo sono i sondaggi. Se alla fine del nostro mandato politico avremo contribuito a cambiare il Paese e a migliorare la vita dei cittadini, sarà quella l’unica cosa che conterà. È anche una questione di responsabilità: dichiarare determinate cose o addirittura prendere certe decisioni solo perché suggerito da trend e sondaggi ritengo sia una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini, oltre che un gesto fuorviante".
Prima si diceva che Conte sarebbe potuto entrare nel M5s. Oggi che potrebbe fondare un suo movimento personale. Lei che cosa gli consiglia di fare?
"Io gli auguro il meglio. E le assicuro che il premier Giuseppe Conte non ha bisogno di consigli. Adesso dobbiamo concentrarci sul presente e programmare bene la ripartenza per superare la crisi economica provocata dalla pandemia".
A 34 anni lei ha fatto il vicepremier con Salvini, ora è ministro degli Esteri con un governo alleato al Pd e intanto trova il tempo di incontrare Mario Draghi. Nella prima Repubblica le avrebbero dato del democristiano, oggi la chiamano trasformista.
"Le ricordo che chi ha fatto cadere il governo non siamo stati noi e che il progetto del MoVimento rimane sempre lo stesso, con gli stessi valori e gli stessi princìpi, condivisi adesso con una forza politica con cui il dialogo è lineare".
Nel futuro del Movimento vede un nuovo capo politico o una guida collegiale?
"Il MoVimento ha bisogno di una leadership forte e legittimata. Serve una struttura organizzativa all’altezza del ruolo oggi rivestito nel Paese e delle richieste che provengono dai territori".
Dicono che siete il partito del No. Per fare un esempio legato a questa ultima campagna elettorale: anche sull’aeroporto di Firenze avete una voce critica. Ma non pensa che potrebbe essere utile per lo sviluppo della Toscana?
"Ma se votiamo Sì al referendum! Vede quanta demagogia? Una forza politica che ha contribuito alla costruzione in tempi record del nuovo ponte di Genova le sembra il partito del No?".