"La riforma costituzionale della giustizia? Nel 2025 è possibile che veda la luce". Per Lucio Malan, capogruppo al Senato di FdI, i tempi sono più che maturi.
Senatore, la riforma include la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Perché è così importante?
"È una situazione che c’è in quasi tutti i Paesi e distingue bene i due ruoli che devono rimanere ben separati a garanzia dell’indipendenza del singolo magistrato".
Tra il 2005 e il 2017 solo 45 magistrati su 2.517 hanno cambiato carriera. Parliamo dell’1,8%. È un numero sufficiente a giustificare una riforma?
"È un principio utile per dare autonomia. Non c’entrano i numeri e questo risolve ogni problema".
In che modo i tempi dei processi si ridurranno con questa riforma?
"La separazione delle carriere non ha un effetto immediato su questo aspetto. Non tutto serve a tutto, ma ci sono altri meccanismi: bisogna colmare i vuoti che ci sono negli organici e sveltire determinate procedure. Nella riforma costituzionale non ci possono essere dettagli tecnici".
Per i critici, con questa riforma il pubblico ministero sarà più soggetto alle direttive del governo. È vero?
"È pura fantasia, è la tecnica della sinistra. Ripete qualcosa allo sfinimento, finché qualcuno ci crede. In realtà è l’opposto: con il cambiamento del Csm ci sarà meno influenza da parte della politica".
Per l’Anm la perdita del potere disciplinare da parte dei due nuovi Consigli superiori di fatto indebolirà la magistratura.
"Non è così, perché restano gli stessi poteri ripartiti rispetto alle due carriere. Sono davvero obiezioni incomprensibili".
Qual è il senso del sorteggio dei membri dei due nuovi Csm?
"Molto importante: smonta la logica delle correnti. Un magistrato deve poter far carriera o ricoprire incarichi di prestigio perché è bravo, non perché fa parte di una certa cordata. In ogni caso ci saranno meccanismi per evitare che col sorteggio possano essere scelti magistrati inadeguati. Anche se non si capisce perché un magistrato che è ritenuto capace di decidere sulla libertà dei cittadini non possa andar bene per far parte dei Csm. Se qualcuno non è ritenuto adeguato, dovrebbe essere messo fuori dalla magistratura".
È un modo per colpire l’associazionismo giudiziario?
"No, colpiamo il correntismo. L’associazionismo resta libero".
Ma questa riforma quando vedrà la luce?
"Abbastanza presto. In gennaio dovrebbe finire l’esame alla Camera. Poi toccherà al Senato. Non dobbiamo fermarci, ma non c’è nessuno che ci corre dietro. I tempi saranno adeguati".
Parliamo del 2025 o siamo già proiettati nel 2026?
"È possibile che la riforma veda la luce nel 2025".
Quasi sicuramente per approvare la riforma della giustizia sarà necessario un referendum. Se dovesse vincere il no, cosa succederà?
"Vorrà dire che ai cittadini la giustizia va bene così com’è. Francamente mi sembra un esito altamente improbabile. Mi pare fantasioso che la maggioranza ritenga che la giustizia oggi funzioni, che i tempi per ottenerla siano adeguati e che nessuno innocente finisca per essere condannato".
Se vincerà il no ci saranno conseguenze politiche?
"La riforma è nel nostro programma. Decideranno i cittadini e siamo contenti che sia così".