Venerdì 8 Novembre 2024
ELENA G. POLIDORI
Politica

La nuova Rai meloniana: anche Annunziata se ne va. "Non condivido l’operato di questo governo"

La giornalista lascia Viale Mazzini dopo 30 anni di carriera nell’azienda pubblica. Il bilancino delle nomine con il manuale Cencelli. In cda si astiene il consigliere M5s

Lucia Annunziata

Lucia Annunziata

Nel giorno in cui il cda Rai vara il nuovo assetto dell’azienda nella più stretta osservanza del vecchio "manuale Cencelli", con pesi e contrappesi limati fino allo spasimo, un’altra colonna della tv pubblica ha deciso di lasciare, nonostante il suo contratto – a differenza di quello di Fabio Fazio – non fosse in scadenza.

Lucia Annunziata
Lucia Annunziata

Ieri, insomma, l’ex presidente della stessa Rai, Lucia Annunziata, 72 anni, conduttrice di Mezz’ora in più su Raitre, ha presentato le sue dimissioni "irrevocabili". "Arrivo a questa scelta senza nessuna lamentela personale – ha scritto ai vertici –. Giudicherete voi, ora che ne avete la responsabilità, il lavoro che ho fatto in questi anni: non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi e non condivido le modalità dell’intervento sulla Rai. Non ci sono le condizioni per una collaborazione".

Nel tourbillon delle poltrone e delle conduzioni dei programmi che di qui a breve conosceranno le reti Rai, è presto per dire chi prenderà il posto della Annunziata, ma sta di fatto che - comunque - quelle varate ieri dal cda sono state nomine su cui il board non è apparso allineato.

Hanno votato infatti contro il pacchetto la presidente Marinella Soldi, Francesca Bria (Pd) e il consigliere eletto dai dipendenti Riccardo Laganà. Si è astenuto Alessandro Di Majo (M5s).

Tre i voti favorevoli, che alla fine si sono rivelati sufficienti per il via libera: si tratta ovviamente dell’ad Roberto Sergio e dei due consiglieri di maggioranza, Simona Agnes e Igor De Biasio.

Ma più che una nuova Rai meloniana, quella varata ieri sembra uscita dalla Prima repubblica: conti alla mano, le poltrone lasciate in mano al Pd superano le cinque di FdI (Corsini agli approfondimenti, Mellone al day time, Rao alla comunicazione, Chiocci al Tg1 e Petrecca a Rainews), le sette della Lega (Pionati al Gr, Pacchetti e Casarin alla Tgr, Zappi ai documentari, Mariella alle relazioni istituzionali, Ciannamea al prime time e Giorgino all’ufficio studi) e di gran lunga le tre di Forza Italia (Preziosi al Tg2, Santo a Rai Com, Volpi a Raisport).

L’area dem, infatti, mantiene ben nove poltrone con Mario Orfeo al Tg3, Stefano Coletta alla Distribuzione, Simona Sala a Radio2, Silvia Calandrelli a Rai Cultura, Paolo Del Brocco ad Rai Cinema e la di lui moglie, Paola Marchesini, capostaff dell’ad Rai Sergio. E ancora: Maria Pia Ammirati a Rai Fiction Luca Milano a Rai Kids e Elena Capparelli a RaiPlay e Digitale. Aggiungiamoci le tre assegnate al M5s – Claudia Mazzola alla presidenza di RaiCom, Adriano De Maio alla direzione Cinema e Serie Tv e Giuseppe Carboni a Rai Parlamento – e arriviamo a ben 12 poltrone affidate all’area di centrosinistra, contro le 15 alla maggioranza di governo. Tra cui spicca la direzione del Tg1 per Chiocci, uomo gradito anche al M5s per come ha gestito l’agenzia AdnKronos durante i governi Conte. Ma anche Francesco Pionati, storico inventore dei servizi "panino" che hanno preso il posto dell’antico "pastone politico", arriva a Gr con la benedizione di tanti oltre a quella di Salvini.

Insomma, una Rai a prova di bilancino, dove tuttavia Marinella Soldi, la presidente, aveva rivolto un appello per la parità di genere che è stato invece ignorato. "Nella Rai della Meloni non c’è posto per le donne e non c’è posto per il pluralismo", ha contestato Sandro Ruotolo responsabile nazionale informazione del Pd mentre la maggioranza difende le scelte e parla di "inizio di un nuovo corso".

Singolare la scelta del M5s che ha precisato come l’astensione di Alessandro Di Majo non ha avuto peso diretto sulle nomine: per bloccarle, sottolineano, sarebbero serviti almeno cinque voti contrari. "Non firmiamo cambiali in bianco – ha spiegato il consigliere – le singole decisioni dei nuovi vertici saranno valutate volta per volta".