Boni
Nella turbolenza delle guerre in Medio Oriente e Ucraina, mentre scatta il gigantesco apparato di sicurezza per proteggere la Roma del Giubileo, nel pieno della tensione per il sequestro della giornalista Cecilia Sala in Iran legato all’arresto dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabad, l’addio anticipato del capo dei Servizi segreti in scadenza a maggio è una grana destinata a fare rumore e dai contorni non ancora del tutto chiari.
Elisabetta Belloni, al vertice del Dis (Dipartimento informazioni sicurezza) ha spento la luce, ha chiuso la porta, ha dato le dimissioni con poche parole e partita per il suo buen retiro nella casa di famiglia in Toscana. La notizia, trapelata dalle colonne di Repubblica, è stata confermata in giornata. Dal 15 gennaio lascia l’incarico inaspettatamente con circa quattro mesi di anticipo mentre si accavallano voci di un suo ingaggio in Europa nel team di Ursula von der Leyen. Che però lei smentisce. Per ora. "Ho maturato questa decisione da tempo, ma non ho altri incarichi. Al momento non c’è nulla, lascio e basta". Fine delle trasmissioni.
Cosa è successo dietro le quinte? C’entrano i destini incrociati di Cecilia Sala tenuta in ostaggio da Teheran e dell’ingegnere dei droni, di cui l’Iran pretende la liberazione, arrestato a Malpensa su mandato degli Usa? Sono interrogativi che aleggiano dopo il fulmine a ciel sereno delle dimissioni. Ieri intanto c’è stata l’audizione al Copasir dell’Autorità delegata sicurezza, Alfredo Mantovano, per fare il punto su Cecilia Sala. Quasi certo che il sottosegretario abbia affrontato anche il caso del direttore del Dis. Secondo le voci che rimbalzano da Palazzo Chigi sullo stop del numero uno del Dipartimento potrebbero aver influito anche tensioni proprio con Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi, e con Antonio Tajani, ministro degli Esteri. Dietrologia? Forse sì, forse no. Eppure qualcosa è andato storto nei rapporti con una costola del governo anche se sono sempre stati molto stretti i legami professionali e personali tra Elisabetta Belloni (non organica al centrodestra), la premier e altri ministri.
L’ambasciatrice aveva comunicato la decisione prima di Natale a Meloni e Mantovano. In un momento così delicato dello scenario geopolitico il vuoto nel ruolo di coordinatore delle agenzie di intelligence, Aise (Estero) e Aisi (Interni) è un passaggio scomodo. Col caso Sala che incombe. A dicembre, tra l’altro, ha concordato la propria uscita anticipata pure un altro funzionario di lungo corso da numero due dell’Aise, Nicola Boeri, per cedere il posto al generale Francesco Figliuolo, ex commissario all’alluvione in Romagna.
Ovvio che adesso si lavora per risolvere in tempi brevi la successione. Le pedine attorno a cui ruota la partita a scacchi sono più d’una. Potrebbe esserci la soluzione interna, con la promozione di uno dei due vice di Belloni: Alessandra Guidi (in scadenza ad agosto) e Giuseppe Del Deo. Oppure l’incrocio con lo spostamento al Dis del direttore dell’Aise, Giovanni Caravelli o del direttore dell’Aisi, Bruno Valensise. Sulla roulette girano però anche altre figure esterne per non scombinare ulteriormente gli attuali assetti. In pole position circola il nome del generale Mario Cinque, vice dell’Arma, già sostenuto dal sottosegretario Mantovano alla guida del comando dei carabinieri poi affidato invece al generale Salvatore Luongo. Segue a ruota Andrea De Gennaro, attuale comandante della Guardia di finanza.
Una cosa certa è che Elisabetta Belloni non resterà senza lavoro e la sua destinazione è verso Bruxelles in virtù del suo palmarès. Classe 1958, scarsa propensione a mettersi in mostra, apprezzata per il rigore, è stata capo dell’Unità di Crisi della Farnesina (2004), ha affrontato la tragedia dello tsunami in Asia e in seguito i casi dei sequestrati in Iraq e Afghanistan. Promossa al grado di ambasciatrice, nel 2016 altra nomina di prestigio: segretaria generale del Ministero poi nel 2021, prima donna, alla guida delle agenzie di intelligence (prorogata di un anno).
Più volte il suo nome è stato in altalena per incarichi di alto livello compresi la Presidenza della Repubblica e la presidenza del Consiglio dopo Mario Draghi. Mesi fa si era aperto uno spiraglio per sostituire Raffaele Fitto a ministro del Pnrr. A marzo la premier l’ha nominata ‘sherpa’ per il G7, ruolo che ha ricoperto con grandi riconoscimenti.