Roma, 5 marzo 2024 – Domani la Commissione Antimafia sentirà l’attuale procuratore Giovanni Melillo, giovedì il capo della procura di Perugia che indaga sul presunto dossieraggio di politici, imprenditori e vip, Raffaele Cantone ma sulle audizioni, sollecitate l’estate scorsa dalla stessa Commissione parlamentare e dal Copasir, e chieste adesso "con urgenza" dai due magistrati, si accende lo scontro politico. Perché in quell’Assise siede come vicepresidente proprio Federico Cafiero De Raho, fino a febbraio 2022 capo della Pna e poi eletto deputato nelle fila del Movimento 5 Stelle. L’altro vicepresidente Mauro D’Attis, in quota Forza Italia, ritiene "che sia opportuno che si astenga dalle sedute". Ribattono seccati i pentestellati: "Rifiutiamo con sdegno ogni allusione a fantasiosi conflitti di interesse di Cafiero De Raho. Parliamo di una persona apprezzata per rigore e trasparenza", dicono il coordinatore del Comitato legalità e Giustizia M5s, Roberto Scarpinato, ex magistrato, e le capogruppo M5s nelle commissioni Giustizia, Valentina D’Orso e Ada Lopreiato.
Ma ormai lo scontro politico è innescato. Mentre Melillo che, nominato nel 2023 ha rivisto le regole di ingaggio dell’Ufficio, era stato sentito come persona informata sui fatti dalla procura di Roma che avviò il fascicolo, poi trasmesso a Perugia, dopo la denuncia del ministro Guido Crosetto in seguito agli articoli del Domani sui suoi compensi (già anche lui sentito come testimone), De Raho non sarebbe mai stato ascoltato.
Gli inquirenti hanno invece sentito Giovanni Russo, attuale capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e all’epoca degli illeciti procuratore aggiunto in Pna. Anche a lui il luogotenente della Finanza Pasquale Striano già comandante dell’ufficio Segnalazioni operazioni sospette e il sostituto procuratore Antonio Laudati, entrambi finiti sotto inchiesta, hanno inviato – emerge dalle imputazioni provvisorie – la richiesta di apertura di dossier pre-investigativi.
È uno dei filoni di presunta ’polizia privata’ portata avanti dal sottoufficiale e dal magistrato, come quello contro il presidente della Figc, Gabriele Gravina che ha innescato l’apertura di un fascicolo alla procura di Roma per verificare "condotte illecite" del presidente della Federazione ipotizzate nel documento.
Pre-dossier avviato sulla base – emerge ora dalle indagini – di un colloquio informale con un advisor dello sport in passato legato a Gravina, mentre Striano e Laudati sostennero ("falsamente") di aver avuto informazioni dalla procura di Salerno. Nell’ambito di questa tranche gli inquirenti avevano sentito anche Claudio Lotito, patron della Lazio.
Intanto le indagini della procura vanno avanti sia per decifrare tutti gli accessi – dei circa 5mila censiti e solo il 40% scremati – che per capire se dietro alla frenetica attività del finanziere ci fosse anche un mandante. Come pure eventuali contropartire: gli inquirenti hanno setacciato anche i conti di Striano senza, al momento, trovare movimenti sospetti. Va giù duro Matteo Salvini contro il presunto "comitato di spioni" e annuncia una "richiesta di risarcimento danni a tutti i livelli" anche perché tra gli spiati ci sono la sua fidanzata (Francesca Verdini) e cognato. Ma anche deputati e entourage. "Mi rifiuto di pensare – afferma Salvini – che fosse un ufficiale infedele della finanza, un solo magistrato o giornalista. Qui c’è un sistema che aveva come avversario da abbattere la Lega e il centrodestra".
Oggi si riunirà il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica e calendarizzerà le date delle audizioni. Mentre anche il ministro delle Imprese Adolfo Urso (FdI) – tra le centinaia di vittime degli accessi illegali – fa sapere che potrebbe chiedere un’audizione come hanno fatto i due magistrati.