Sabato 27 Luglio 2024
GABRIELE CANÈ
Politica

ll voto europeo, un crocevia epocale

Da Giorgia Meloni a Elly Schlein: le elezioni di giugno saranno un’inevitabile conta interna. Ma c’è tanta, troppa Europa attorno e dentro di noi per fare finta di niente

La premier Giorgia Meloni e la segretaria del Pd, Elly Schlein

La premier Giorgia Meloni e la segretaria del Pd, Elly Schlein

Va a finire che questa volta bisognerà pensare sul serio anche all’Europa. È vero: le elezioni di giugno saranno un’inevitabile conta interna. Lo vuole Giorgia, che ci mette il nome per sapere quanti italiani sono con lei e con il suo governo. Lo vuole Schlein, che aveva pensato addirittura di metterci il cognome, nel simbolo. Lo vogliono anche tutti gli altri, perché il sistema proporzionale è un sondaggio in carne, ossa e deputati. Tutto vero. Ma c’è tanta, troppa Europa attorno e dentro di noi per fare finta di niente.

C’è stata l’azione comune anti Covid, c’è il Pnrr, ci sono la rivoluzione digitale e la transizione verso la neutralità climatica (2050), necessaria, ma venata da estremismo ecologico rossoverde nel tutto elettrico per le auto, e nella direttiva sulle case green, quella che fa restare al verde chi ha una casa. Ci sono provvedimenti che sfuggono ai grandi dibattiti, ma che incidono negli organi vitali di un paese: una legge sul packaging, ad esempio, che avrebbe fatto chiudere migliaia di aziende se le pressioni di Roma non avessero portato a qualche correzione. Tanta Europa, utile, a volte strabica. Ma anche troppo poca.

Non a caso con due guerre ai confini si parla finalmente in concreto di difesa comune, senza la quale il continente resta una definizione geografica, non una grande potenza con una politica estera pari alla sua caratura economica e strategica.

Bisognerà, insomma, pensare e votare sul serio quale Ue si vuole. Bisognerà che ci pensino anche i nostri partner. E se un esempio di egoismo da grandeur come la Francia spinge per una strada comune, beh, è buon segno. Se la Polonia con milioni di ucraini in casa sa cos’è l’immigrazione, è positivo: il problema è di tutti. Poi ci sarà l’esito delle urne, la nascita di una maggioranza, il binario su cui Bruxelles si muoverà. Con una certezza: che comunque vada, in tante cose, si può fare meglio.