Venerdì 29 Novembre 2024
RAFFAELE MARMO
Politica

L’Italia e il soft power: sicurezza, energia e terre rare. Tutti i big nella Fondazione Med-Or

Asse Minniti-Mantovano per dare nuovi obiettivi alla struttura creata da Leonardo. Il governo ha capito che in un mondo sempre più diviso c’è l’esigenza di fare sistema come Paese

Il presidente della Fondazione Med-Or, Marco Minniti (a sinistra) e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano

Il presidente della Fondazione Med-Or, Marco Minniti (a sinistra) e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano

Roma, 4 dicembre 2024 – In un Paese nel quale la divisione e le rivalità sono una sorta di elemento del Dna storico della Nazione, l’unione delle forze per far decollare una "fondazione di sistema" è quasi un miracolo. Eppure, il miracolo è accaduto e ieri ha avuto la sua certificazione ufficiale: a Palazzo Chigi si sono ritrovati i big delle più grandi aziende pubbliche italiane (Cdp, Enel, Eni, Fs, Fincantieri, Poste Italiane, Snam, e Terna) e i Capi di Gabinetto dei ministeri-chiave (Esteri, Interno, Difesa, Imprese e Made in Italy, Università e Ricerca, Agricoltura, Ambiente, Economia), e, con la regia del sottosegretario Alfredo Mantovano e l’impulso decisivo della stessa premier Gorgia Meloni, è nata la "nuova" Fondazione Med-Or, che da struttura creata in casa Leonardo diventa il centro nevralgico e l’hub strutturale per la nostra proiezione strategica all’estero e, innanzitutto, nel Mediterraneo allargato.

A ispirare, guidare e gestire lo sviluppo di Med-Or nella direzione dell’Italian Foundation è l’ex ministro Marco Minniti, che solo tre anni fa diede vita alla Fondazione di Leonardo, dopo aver tenuto le redini politiche dell’intelligence italiana per qualche decennio, intessendo rapporti istituzionali e personali con i principali esponenti del soft power del mondo arabo, africano e euro-atlantico. Un insieme di relazioni privilegiate che lo ha reso protagonista di molteplici e rilevanti progetti funzionali all’interesse nazionale dello Stato.

Ed è proprio nella logica del soft power che si è mossa la creatura di Minniti in questi tre anni di vita, con numeri e iniziative che parlano da soli: 630 programmi di alta formazione, 10 progetti di ricerca su spazio, sicurezza, energia, clima, digitale, 85 programmi di diplomazia culturale, 240 prodotti di aggiornamento informativo, 33 Paesi coinvolti attraverso partnership strutturate e accordi di collaborazione con autorevoli think tank. Per non parlare dell’International Board della struttura, del quale fanno parte 34 personalità di altissimo livello del mondo politico, diplomatico e accademico provenienti da Paesi dell’area mediterranea e euro-atlantica.

Con la trasformazione di Med-Or, sancita ieri con la riunione del Comitato strategico, si realizza l’ampliamento e la messa a sistema di tutto il patrimonio accumulato. È, come si spiega da più parti, il segnale di una radicale discontinuità rispetto alle tradizionali divisioni italiane: è la realizzazione di un unicum, che non ha precedenti anche all’estero.

C’è dietro la presa di coscienza, da parte del governo, dell’esigenza di fare sistema come Paese in un mondo sempre più apolare, nel quale l’espansionismo cinese, l’aggressività russa, le spinte trumpiane e le incertezze europee richiedono una visione più sistemica e organizzata dell’interesse nazionale e dello stesso interesse europeo. Basti pensare a come la Francia sia stata di fatto messa all’indice in Paesi francofoni come il Ciad e il Senegal, ma anche all’approccio cinese in Africa, basato su prestiti onerosi che creano dipendenze costrittive.

Il nostro Paese, invece, con l’impostazione del Piano Mattei nella chiave della cooperazione paritetica, ha trovato una formula che ottiene il rispetto e il consenso delle leadership degli Stati africani. E, del resto, è anche grazie a questa premessa che abbiamo trovato la via per sostituire rapidamente il gas russo con quello algerino. E la stessa ottica, fondata su partenariati paritetici geo-economici e socio-culturali con gli Stati del Mediterraneo allargato, dell’Africa Sub-sahariana, del Medio ed Estremo Oriente, del Sud America, può estendersi oltre l’energia, agli altri dossier vitali: dalla sicurezza alle terre rare, dalla tecnologia al Green, dall’agricoltura alla logistica, anche integrata, dai servizi di trasporto a ogni altra attività di valorizzazione di reti fisiche e digitali.

Con questa prospettiva, Med-Or "allargata" punta a diventare, come sottolineano da più fonti, "uno spazio in cui poter effettuare, in modo strutturato e sicuro, uno scambio di informazioni, valutazioni ed esperienze attraverso alcuni dei principali protagonisti della dimensione geo-economica della Nazione, che costituisce il prerequisito essenziale per elaborare una visione strategica che sia davvero condivisa".