L’incidente arriva all’ultima serata. Qualche buccia di banana qua e là, ma fino a sabato la saga Sanremo si era svolta senza infortuni di rilievo. Ci ha pensato Ghali, ’l’italiano vero,’ a creare il caso. E, stavolta, non è il tipico scandaletto sanremese, ma ha un retroscena tragico: la guerra di Gaza. Dopo aver cantato, Ghali lancia un appello per la pace, fingendo che glielo abbia suggerito l’amico alieno Rich Ciolino. Ma la parola che usa è incandescente: stop al genocidio. E – fatto che l’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar, qualche ora dopo, non lascia passare – sorvola sulla strage del 7 ottobre. "È vergognoso usare Sanremo per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile". Nel mirino, anche bandiere palestinesi e cartelli che invitano al cessate il fuoco apparsi tra il pubblico durante l’esibizione di Tedua, in collegamento dalla nave al largo della cittadina ligure. "Nella strage del 7 tra le 1200 vittime – specifica il diplomatico – c’erano oltre 360 giovani trucidati al Nova Music Festival, altri 40 di loro sono sono ostaggi dei terroristi. Sanremo avrebbe potuto esprimere solidarietà".
Rincara la presidente delle comunità ebraiche Noemi Di Segni: "Nemmeno una parola per gli ostaggi, mentre sono stati usati termini che offendono la storia del nostro Paese". Immediata la risposta di Maurizio Gasparri, l’uomo di collegamento per Forza Italia con la comunità ebraica: "Spero che i vertici Rai si scusino con Israele e attuino iniziative riparatorie". E l’ad Roberto Sergio si scusa: "Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano la tragedia degli ostaggi di Hamas. La mia solidarietà a Israele e il popolo ebraico è sentita e convinta".
La polemica politica segue a ruota, prevedibile. La destra appoggia a spada tratta Israele, e quindi bersaglia Ghali: "Una rassegna musicale non è il luogo giusto per parlare di crisi internazionali, specie a senso unico", avverte il capo dei senatori di FdI, Lucio Malan. A sinistra M5s, Verdi e SI applaudono il cantante che, nel frattempo, specifica: "Siamo tutti per la pace, è ovvio. Ma io parlo di queste cose fin da quando ero bambino, non dal 7 ottobre. E ora ci sono bambini che muoiono. Il fatto che l’ambasciatore israeliano parli così non va bene. Come altro avrei dovuto usare il palco?". Lo ringrazia il presidente dell’associazione palestinesi d’Italia, Mohammad Hannoun per le dichiarazioni "chiare contro lo sterminio". Sulla stessa lunghezza d’onda Nicola Fratoianni ("Ghali dice verità"), il verde Angelo Bonelli concorda, e Dario Carotenuto (M5s) chiosa: "Israele è colpevole di stragi di civili".
Il problema ce l’ha il Pd, in cui le due anime convivono a fatica. Tra i pochi ad esporsi in modo critico è Piero Fassino: "È sconcertante che a Sanremo nessuno abbia ricordato le vittime di Hamas, mentre c’è chi ha usato la parola genocidio contro Israele". Non fa sconti il consigliere Pd a Milano, Daniele Nahum: "Da Ghali sovrapposizione pericolosa". Gli altri si nascondono dietro la mozione sul Medio Oriente – pesata col bilancino – presentata da Elly Schlein per il dibattito di domani alla Camera. Il rischio è che la polvere sotto il tappeto non resti nascosta: in campo c’è pure la mozione più radicale dei 5 Stelle. Certo, basterà non votarla e non sarà la prima volta che il campo largo sulla politica estera si rivela inesistente. Ma il nodo prima o poi verrà al pettine: l’altro ieri, in un’intervista, Schlein ha usato toni estremi, vicini a quelli di Conte, per cui "Netanyahu va fermato: a Gaza è in corso una carneficina". Toni inaccettabili per la parte del Pd che si nasconde dietro la mozione ’unitaria’.