"Dacci oggi il nostro dossieraggio quotidiano". Per Giorgia Meloni piove sul bagnato. Dei tanti conti bancari nei quali si intrufolava il dipendente (ora ex) infedele di Intesa Sanpaolo il suo è certamente quello più pregiato. Appena dietro la sorella, che è capo della segreteria di FdI. La sua presenza moltiplica l’irritazione della premier che, si sa, è suscettibile quando si parla di politica ma molto di più quando si parla di vita privata. Non a caso, sceglie una foto che la ritrae con Arianna a corredo del messaggio su X, insieme ironico e irritato. In questo caso, il privato quasi prevale dal momento che quel signore andava a spulciare anche i conti di Andrea Giambruno, l’ex compagno nonché padre della figlia Ginevra. Il dossieraggio, in realtà, è su vasta scala, l’operazione non era mirata specificamente su Giorgia, ma certo l’obiettivo era la politica. E con quali scopi se ricatto, dossieraggio, accumulo di informazioni ad ogni buon conto per il momento non è chiaro.
Giorgia si porta avanti con il programma: per lei è dossieraggio. Benché l’attacco delle forze armate israeliane alle postazioni dell’Unifil in Libano sia in cima alle preoccupazioni di tutti, è chiaro che la vicenda tiene banco a Palazzo Chigi. Da tempo nel giro meloniano c’è la convinzione che forze più o meno occulte tramino nell’ombra contro l’esecutivo. "Io non ho nulla da nascondere non sono ricattabile. Bisogna fare luce su questa vicenda", si sfoga con gli amici. Adombra complotti, senza indicare i pupari o i sospetti tali. Niente paura, ci pensano i suoi: "Esistono persone che non accettano che Giorgia Meloni guidi il governo perché ha vinto le elezioni e che gli italiani continuino a dare consenso al governo dopo due anni", sottolinea Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione tricolore nonché vicepresidente del Copasir. "Questi tentativi di inquinare la democrazia sono allarmanti". Severissimo, il ministro della Difesa, Guido Crosetto: "Le domande legittime sono molte: quanti dossier hanno costruito in questi anni? Quanti sono quelli che non conosciamo ancora? E poi: perché, su richieste di chi, con quali scopi?".
Il partito della premier è il più attivo nel denunciare il complotto dietro l’operato del funzionario infedele. Per i tricolori è chiara la regia politica, che porta inevitabilmente a sinistra: quanto è accaduto è inquietante, la magistratura faccia chiarezza, dicono. Il vicepresidente dei senatori, Salvo Sallemi, punta il dito contro "il clima da Unione sovietica". Ma anche dal resto della maggioranza piovono pietre: "Il dossieraggio è uno sport che prende piede – osserva il vice ministro forzista della Giustizia, Francesco Paolo Sisto – bisogna studiare qualche provvedimento preventivo". Come, ad esempio, un giro di vite nell’accesso ai dati sensibili: renderlo cioè impossibile ad un singolo individuo che dovrà agire in ’pool’ in modo da rafforzare i controlli. Quanto alla Lega trova modo di denunciare un personale spionaggio sul presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e di cui si dichiara vittima il tesoriere del Carroccio, Alberto Di Rubba. "Qualcuno ha messo in un moto una vera e propria macchina del fango contro il partito di Matteo Salvini", riassume umori comuni a via Bellerio l’ex magistrato Simonetta Matone.
E l’opposizione? Non si scalda quasi per niente. Eppure, attività del genere dovrebbero provocare una levata di scudi a sinistra. Si fanno sentire solo Italia viva e Azione: "La premier ha la mia solidarietà – dice Matteo Renzi – però lei tace quando certe cose succedono agli avversari". Gli fa eco Ettore Rosato: "La vicenda dimostra che mancano efficaci strumenti di controllo".
Che la premier sia un tipo sospettoso è noto. Le accuse del centrodestra sono al momento prive di giustificazioni concrete. Ma la vicenda richiede davvero di essere chiarita. L’Italia ha una lunghissima storia di dossieraggi che nella prima Repubblica hanno a lungo condizionato la vita politica. Quelli del Sifar, il caso più clamoroso, furono distrutti molti anni dopo il ritrovamento. Ecco: se c’è un aspetto della Prima repubblica che proprio non va recuperato è quello e a garantirlo devono essere davvero tutti.