Roma, 9 ottobre 2023 – La diplomazia culturale è uno strumento strategico al servizio dell’interesse nazionale. Ho voluto rafforzare questo aspetto centrale della nostra politica estera dal giorno del mio insediamento alla Farnesina.
Sono convinto che oggi più che mai abbiamo bisogno di diplomazia culturale, quale strumento di distensione, quale strumento di pace.
Lo stiamo vedendo in un Medio Oriente di nuovo in ebollizione a causa della recrudescenza del terrorismo folle di Hamas. Il governo ha condannato con fermezza l’atroce attacco contro Israele e la violenza ingiustificata contro civili innocenti. Abbiamo sottolineato il diritto di Israele a esistere e a difendersi. Dobbiamo ora lavorare per porre fine alla minaccia terroristica e per evitare che scoppi un’altra guerra di ampio raggio. In questo senso, contiamo su vari Paesi della regione – come l’Arabia Saudita, la Giordania e l’Egitto, dove mi recherò in missione mercoledì – che certamente non vogliono un’estensione del conflitto. Anche in un contesto drammatico come quello che stiamo vedendo in Israele e, ormai da più di un anno, in Ucraina, la diplomazia culturale può rappresentare un utile canale di dialogo e cooperazione tra popoli in conflitto.
Quando si parla di diplomazia culturale italiana, data la ricchezza della nostra cultura, la scelta rispetto a cosa proporre nel mondo è fondamentale e va ben ponderata. All’estero esiste una domanda fortissima di Italia e del nostro incommensurabile patrimonio culturale. Ma dobbiamo guidare questa domanda con una visione strategica, che alimenti la nostra attrattività e capacità d’influenza, con proposte innovative in grado di parlare ai giovani nei cinque continenti, promuovendo i nostri territori ed elevando la qualità dell’offerta culturale.
Per questo ho voluto convocare a Firenze da oggi a mercoledì gli “Stati Generali della Diplomazia Culturale”. Un vero e proprio pensatoio, grazie alla presenza a Palazzo Vecchio di ministri di governo, di esperti culturali nel settore pubblico e privato e, soprattutto, delle donne e degli uomini che guidano gli 86 Istituti Italiani di Cultura in 63 Paesi nel mondo. E ho tenuto a partecipare all’iniziativa nonostante le terribili notizie che, da sabato scorso, arrivano da Israele.
I lavori saranno incentrati su come rendere più efficace la promozione dell’Italia all’estero per alimentare ancora di più il nostro potere di attrazione e facilitare la proiezione internazionale di artisti, curatori, scrittori contemporanei, affinché portino nel mondo la sensibilità culturale dell’Italia di oggi. A Firenze parleremo anche della diplomazia culturale come parte integrante della più vasta diplomazia della crescita. Secondo l’ultima indagine di Symbola-Unioncamere del 2022, la cultura ha sul resto dell’economia un effetto moltiplicatore pari a 1,8: ciò significa che per ogni euro investito nella cultura se ne attivano 1,8 in altri settori. Assicurare una proiezione internazionale ai talenti del nostro Paese consente quindi di sostenere l’ecosistema nazionale di chi lavora nel mondo dell’arte e della cultura. Le industrie culturali e creative costituiscono inoltre un settore strategico per l’economia italiana non solo in termini di occupazione e produzione di ricchezza, ma anche perché sono un catalizzatore di innovazione per l’intero comparto industriale.
A Pechino ho visitato e apprezzato due bellissime mostre, rispettivamente degli Uffizi e del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Sono attività che oltre a mostrare alla società cinese le nostre bellezze generano sostegno economico in primo luogo per i musei. Considerati nel loro complesso sono valori significativi, che si sommano ai vantaggi diretti e indiretti della promozione realizzata dalla Farnesina, di cui si beneficiano molti artisti. Consapevoli di queste ricadute positive, stiamo facendo conoscere ancora meglio sui territori la realtà degli Istituti Italiani di Cultura per raccontare come possono diventare un palcoscenico per le proposte culturali ancora poco note all’estero.
La ricchezza di cui disponiamo è unica. Ma sappiamo che il mondo cambia, così come le modalità di fruizione dell’arte. Per questo nel pensatoio fiorentino si parlerà di quale linguaggio usare coi giovani dei cinque continenti che devono diventare il nostro pubblico di oggi e gli italofili di domani; come comunicare in modo più efficace; come misurare le nostre attività. Un approccio moderno, da pubblica amministrazione al passo coi tempi.
*Vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale