"Oggi mancano leader politici capaci di offrire una visione. Se non immaginiamo il futuro, rischiamo lo sterminio o la guerra come unica prospettiva". Va dritto al punto don Stefano Stimamiglio (foto), direttore di Famiglia Cristiana, promotore di un convegno domani a Lampedusa nel quale, a 10 anni dalla strage dei migranti, si vuole offrire una riflessione sui processi migratori "a partire dai volti, le storie, le biografie, oltre i freddi numeri".
Si corre il rischio di un mero esercizio di retorica?
"Mi auguro di no. Siamo a un bivio. Non dobbiamo alzare muri, ma superare le ideologie e lavorare sull’alternativa".
Ma proprio quest’anniversario sembra dirci che gli italiani siano stanchi di accoglienza.
"Capisco la stanchezza. Dobbiamo ascoltare tutti. Ma avvicinarci ai migranti potrebbe riportarci alla nostra storia, quando migravamo per lavorare".
In effetti una certa forza lavoro è richiesta dalle imprese...
"Si deve lavorare su integrazione e formazione, in modo che queste persone possano contribuire, non solo economicamente. E c’è un altro grave tema connesso".
Quale?
"Quello della crisi demografica: siamo arrivati a un punto così basso che si rischia che l’intero sistema-Paese non regga più".
Per ora però nel governo prevale una politica di contenimento e di respingimento.
"Ogni governo deve gestire continue emergenze. Il problema è capire perché queste persone partono e porsi il tema non solo dal punto di vista dell’Italia, ma dell’Europa, della Russia che mette sottosopra l’Africa, della Cina".
L’idea di un Piano Mattei può andare nella direzione giusta?
"È indispensabile, ma ha tempi lunghi e non può avere successo se ne fa parte solo l’Italia. Dovrebbe avere respiro internazionale o quantomeno europeo".