Giovedì 26 Dicembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

L’incontro tra il vicepresidente del Csm e Meloni. Il Colle mai informato sui contenuti. Ira di toghe e opposizioni

Pinelli aveva avvertito il segretario generale del Quirinale a ridosso dell’appuntamento. Lo staff parla di "routine". Ma la presidente del Consiglio ha discusso di politica giudiziaria

Il Capo dello. Stato Sergio Mattarella e il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli

Il Capo dello. Stato Sergio Mattarella e il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli

Roma, 6 novembre 2024 – Ai piani alti di Palazzo Bachelet provano a chiudere l’increscioso incidente con il Colle: ci tengono a far sapere che l’incontro a Palazzo Chigi di lunedì tra il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, e la premier era stato notificato per tempo al Capo dello Stato nonché presidente dello stesso organo di autogoverno della magistratura. Ma il tentativo va a vuoto: effettivamente il vicepresidente aveva avvertito dell’incontro il segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti, ma a ridosso dell’appuntamento (in programma da circa tre settimane) e senza discutere i contenuti del colloquio.

Proprio questi sono all’origine dell’irritazione, davvero ai massimi livelli, di Sergio Mattarella: lo staff del numero due del Csm parla di incontro di routine, ma gli argomenti sul tavolo di routinario avevano ben poco. Giorgia Meloni – partendo dal braccio di ferro in corso con le toghe – voleva discutere il problema delle correnti interne alla magistratura, con particolare riferimento al peso, a suo parere esagerato, di Magistratura Democratica nonché del caso di Rosanna Natoli, la consigliera sospesa per aver incontrato una magistrata sotto inchiesta. Peggio: la nota diffusa al termine dell’incontro parlava di "proficua e virtuosa collaborazione" tra istituzioni. Dunque, Pinelli era a Chigi in veste ufficiale, per parlare di temi tanto politici quanto delicati, passaggi che al Quirinale considerano inconcepibili senza averne discusso prima con il presidente del Csm, cioè Sergio Mattarella.

Su tutte le furie anche una cospicua parte del Consiglio. Quattordici membri, tredici togati e un laico (del Pd), hanno firmato un documento con cui, possibilmente nel plenum convocato per oggi, ma anche in altra sede, chiedono di essere "edotti dei contenuti dell’incontro". Si sfilano i componenti di Magistratura Indipendente, i laici del centrodestra, Ernesto Carbone (Italia viva) e Michele Papa (M5s). I consiglieri segnalano allarmati che il colloquio si è svolto "in un momento particolarmente delicato nei rapporti tra politica e magistratura". Alludono allo scontro sul rimpatrio accelerato dei migranti e alla concomitanza, che sostengono non sia frutto solo di mera coincidenza, tra l’appuntamento a Chigi e l’assemblea dell’Anm che si svolgeva nelle stesse ore a Bologna in segno di solidarietà con i giudici della città presi di mira dalla destra per aver rinviato il decreto paesi sicuri alla Corte di Giustizia europea.

A dar manforte ai consiglieri sul piede di guerra la sinistra e i Cinquestelle: "È grave che la premier convochi Pinelli e lui accetti", sbotta Andrea Orlando (Pd). "È l’ennesima ingerenza del governo", tuona Valentina D’Orso (M5s). Ma Pinelli non ha alcuna intenzione di ottemperare alla richiesta che considera bizzarra: ha già incontrato i presidenti di Camera e Senato – filtra dai suoi uffici – senza alcun bisogno di informare poi i consiglieri sui temi trattati.

A Palazzo Chigi cercano di risolvere lo sgraditissimo incidente tirandosene fuori: la questione riguarda i rapporti tra presidente e vicepresidente del Csm, non riguarda noi, notano nel suo giro. Fatto sta che la premier – pur febbricitante – ha chiamato direttamente il Colle per ricucire subito i rapporti. Uno scivolone simile da parte di una leader politica navigata e che in questi anni è stata sempre molto attenta a evitare frizioni con Sergio Mattarella è singolare, e denota un elevato nervosismo dovuto forse proprio allo scontro con la magistratura intorno al protocollo con l’Albania.