Giovedì 6 Marzo 2025
COSIMO ROSSI
Politica

L’incontro con le toghe. Restano le distanze tra le parti. Il governo: la riforma va avanti

La presidente del Consiglio e i due vicepremier incontrano prima gli avvocati e poi i magistrati. Da Palazzo Chigi: "Una discussione franca e proficua. Il via libera arriverà in tempi rapidi". L’unica rassicurazione: la polizia giudiziaria rimane sotto il controllo dei giudici.

La presidente del Consiglio e i due vicepremier incontrano prima gli avvocati e poi i magistrati. Da Palazzo Chigi: "Una discussione franca e proficua. Il via libera arriverà in tempi rapidi". L’unica rassicurazione: la polizia giudiziaria rimane sotto il controllo dei giudici.

La presidente del Consiglio e i due vicepremier incontrano prima gli avvocati e poi i magistrati. Da Palazzo Chigi: "Una discussione franca e proficua. Il via libera arriverà in tempi rapidi". L’unica rassicurazione: la polizia giudiziaria rimane sotto il controllo dei giudici.

Dialogo sempre, mediazioni nessuna. Sulla separazione della carriere tra pm e giudici le posizioni di potere esecutivo e giudiziario, governo e magistratura, non sono mai state così inconciliabili. Anche perché la riforma costituzionale della giustizia non è mai stata così in procinto di essere approvata dal potere legislativo, il Parlamento rappresentativo della sovranità popolare, a solida maggioranza di centrodestra. Nemmeno in età berlusconiana la separazione delle carriere era giunta così vicina alla meta. A rivedersi quindi al referendum, già prefigura l’Associazione nazionale magistrati al termine dell’incontro di ieri a palazzo Chigi, augurandosi di sconfiggere nelle urne una riforma che certo interessa e mobilita più l’elettorato di centrosinistra delle Ztl di quello di destra delle periferie.

"Franco e proficuo", dicono fonti di governo. "Non inutile", fanno sapere le toghe. Vero è che perlomeno il dialogo tra sordi ha assunto i toni di un più garbato galateo istituzionale dall’insediamento della nuova giunta dell’Anm a guida moderata. Ma le posizioni rimangono inconciliabili. La maggioranza è più che mai risoluta nell’intento di portare a casa l’unica riforma in agenda di questa legislatura, dato che il premierato non decolla e forse neanche conviene al momento, in cui semmai il partito di Giorgia Meloni potrebbe avvantaggiarsi di una modifica in senso bipolarista della legge elettorale condivisa col Pd di Elly Schlein. Così come il sindacato delle toghe, appoggiandosi sul carattere meno barricadero della nuova giunta, non è mai stato così compatto in tutte le correnti nel contrastarla.

Le quasi tre ore di discussione di ieri pomeriggio a palazzo Chigi sono dunque servite solo a chiarire le rispettive differenze e distanze, al netto del fatto che forse l’interlocutore giusto sarebbe stata la maggioranza parlamentare e non l’esecutivo. Per il governo c’erano la premier, i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario ed ex magistrato Alfredo Matovano. A capo della delegazione dell’Anm il presidente di Magistratura indipendente (la stessa corrente di Mantovano) Cesare Parodi. Al netto delle cortesie, la premier si è lamentata degli critiche mediatiche delle toghe, che a loro volta si sono rammaricate degli attacchi del governo.

Unico punto d’intesa, la smentita da parte del governo delle indiscrezioni di stampa secondo cui il governo sarebbe propenso a togliere il controllo della polizia giudiziaria ai pm. "Un’ipotesi che non esiste", avrebbe detto Meloni incassando il plauso dell’Anm: "Questo è l’unico dato assolutamente positivo", commenta infatti Parodi uscendo da palazzo Chigi.

Per il resto "nessuna offerta" e "nessuna trattativa", in quanto non c’era "nulla da scambiare", spiega Parodi. Non è stata affrontata nemmeno la questione più esecrata dai magistrati del sorteggio dei Csm e della determinazione "temperata", ovvero della selezione in base a criteri di titoli e competenza, delle platee tra cui sorteggiare i componenti degli organi di autogoverno della magistratura. Il governo, che ieri ha incassato il sostegno delle Camere penali (gli avvocati), prosegue insomma "con determinazione e velocità" sulla via della riforma all’esame della commissione in Senato dopo il primo via libera della Camera. Ma serviranno altre due letture e un referendum.