Si allarga e, se possibile, si complica ancora di più l’inchiesta sulla corruzione che ha portato agli arresti domiciliari, dal 7 maggio, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, l’imprenditore della logistica Aldo Spinelli e, in carcere, l’ex presidente dell’Authority del porto ed ex ad di Iren Paolo Emilio Signorini. Ieri la Finanza ha sentito come persone informate sui fatti i vertici della Cosme, la società che fece i colloqui di lavoro a elettori del partito di Toti alle Regionali del 2020: Daniele Zaffiri, all’epoca presidente del cda di Cosme; Cristiano Lavaggi, consigliere della Iren che avrebbe procurato i colloqui su sollecitazione dell’allora capo di gabinetto Matteo Cozzani (ai domiciliari); il presidente della società ciclistica che avrebbe pagato il soggiorno in albergo ai fratelli Italo e Maurizio Testa per conto del candidato Stefano Anzalone; un architetto che si era occupato della pratica della spiaggia di Punta dell’Olmo che interessava gli Spinelli; e funzionari della Regione che si occuparono dell’Esselunga. Nelle prossime ore verrà sentito, sempre come persona informata, l’avvocato Andrea La Mattina, referente della Regione Liguria nel comitato portuale che votò la concessione trentennale del terminal Rinfuse ad Aldo Spinelli. Fatta anche la copia forense di cellulari, tablet e computer di Toti.
Ma c’è un altro fronte: quello del verbale dell’interrogatorio di Roberto Spinelli, il figlio di Aldo. Davanti alla gip Paola Faggioni e al pm Luca Monteverde, infatti, Spinelli junior aveva spiegato che Toti "voleva i finanziamenti illeciti". Appena letta la trascrizione, i legali dei due imprenditori, gli avvocati Vaccaro e Vernazza, avevano scritto al gip per rettificare il verbale visto che, a loro dire, Spinelli junior avrebbe detto finanziamenti "leciti". Prima di un’eventuale correzione, tuttavia, il gip ha chiesto alla procura di esprimere un parere.
r. s.