Venerdì 30 Agosto 2024
ROBERTO FIACCARINI
Politica

L’ex premier in casa Pd: "Renzi, non ci fidiamo". E lui: non trattatemi come il figliol prodigo

Alla Festa dell’Unità di Pesaro il leader di Italia viva non convince la base dem. Poi qualche applauso: "Sono qui perché il centrosinistra deve ripartire".

L’ex premier in casa Pd: "Renzi, non ci fidiamo". E lui: non trattatemi come il figliol prodigo

Matteo Renzi, leader di Italia viva, ieri alla Festa dell’Unità di Pesaro

"Qualche dispettuccio ce l’ha già fatto, io mica sono così convinto che ci sia da fidarsi". Aroldo Tagliabracci ha 68 anni, la divisa da cameriere che ogni anno indossa alla Festa dell’Unità di Pesaro e ha appena visto tornare Matteo Renzi, che intanto sta prendendo un aperitivo con il padrone di casa, l’eurodeputato Matteo Ricci. Ilario Tasini è lì vicino con due piatti di tagliatelle da portare in una delle tavolate già stracolme di gente. Ha 77 anni e da 54 fa il volontario a ogni Festa dell’Unità, cascasse il mondo. "Sono rimasto scottato da Renzi – dice –, peggio lui di Bertinotti quando fece cadere il governo Prodi. Che adesso ritorni qui da noi non è che mi faccia così piacere".

Sono le voci del Pd, della base, quella vera, che ieri non ha accolto Renzi come un figliol prodigo. Niente vitello grasso per celebrare il ritorno, ma lo scetticismo di chi con lui aveva sognato e si sente ancora tradito. "Il nostro popolo non ha perdonato Renzi, è chiaro. Ma un conto sono i sentimenti, un conto sono le alleanze, è un’altra storia". Pragmatismo a piene mani da parte di un dirigente locale del Pd, Luca Pieri, ex assessore e presidente di una partecipata, ma che alla Festa dell’Unità prepara piadine e porta a tavola anche lui.

Vicino a lui c’è Mario, ha 81 anni, e da 40 fa il volontario qui: "Lo scrive davvero quello che dico? Io sono più incazzato che contento di vedere Renzi qui. Però se serve per vincere, ci prendiamo anche questo". Ma quando Renzi sale sul palco, la platea sul prato di Baia Flaminia si riempie di quel popolo che un tempo era il suo. Centinaia di persone che l’ex premier riesce anche a scaldare: non come un tempo, per carità, ma i decibel degli applausi pian piano salgono. "Non sono un figliol prodigo – dice Renzi –, sono da un’altra parte dopo aver deciso di lasciare il Pd, una scelta che mi è costata moltissimo, ma che ho preso un minuto dopo aver deciso di far nascere il governo Conte 2. Pensate quanto sia stata dura per me allearmi con i Cinque Stelle pur di mandare a casa Salvini che stava in bermuda al Papeete. Sono qui perché il centrosinistra deve ripartire e perché farei di tutto per far cadere la Meloni. Io ed Elly non siamo best friends, ma io voglio stare in una coalizione di centrosinistra a guida Pd, non se la guidano Marco Travaglio e i grillini. Però vi raccomando una cosa: non massacrate il leader di turno come avete fatto con Veltroni e con me. Non fate il fuoco amico contro Elly Schlein".

Poi Renzi prova a mettere nel cassetto la foto con l’abbraccio alla segretaria Pd durante la partita di calcio benefica: "Dimentichiamo quella partita e quella foto, lasciamo stare il calcio. A fare la differenza è stato l’accordo di una settimana prima sul referendum contro l’autonomia differenziata. Quello è stato, tennisticamente parlando, un break point. Il punto centrale è quello che disse Elly: io non metto veti e pretendo che neanche altri li mettano. Lì nasce la possibilità di costruire un’alleanza tra noi e il Pd".

Matteo Ricci, accanto a lui, asseconda prima di tutto il popolo del Pd: "Tante persone hanno creduto che Renzi potesse aprire una nuova strada per la sinistra italiana e sono ancora oggi deluse. Ma oggi dobbiamo guardare avanti: la Meloni ha vinto le elezioni in ciabatte perché eravamo divisi, alle prossime elezioni vogliamo farla rivincere senza nemmeno giocare?" Il popolo del Pd applaude. Il ritorno al governo val bene un campo largo anche se arriva fino a Renzi.