Roma, 22 dicembre 2024 – Stefano Esposito, ex senatore e assessore Pd, per 7 anni ha affrontato accuse di corruzione e traffico di influenze archiviate dal Gip di Roma lo scorso 3 dicembre. Il suo caso, prima delle assoluzioni di Renzi e Salvini, dimostra che il sistema in definitiva funziona?
"Verrebbe da dire che il sistema si autocorregge, e questo dovrebbe rasserenare. Purtroppo queste vicende, oltre a quelle che non trovano eco sui giornali, sono costellate da un problema oggettivo: la lunghezza dei tempi. Che è inaccettabile. A questo si accompagna la gogna mediatica, che distrugge la vita di chi ha la sventura di finire sotto indagine e i suoi famigliari".
Perché avviene?
"Perché non ci sono sanzioni adeguate, soprattutto nei confronti di pm che mettono in piedi inchieste il cui risultato è nullo. Continuare a parlare di separazione delle carriere è una sciocchezza, non è ciò che serve a evitare che tanti innocenti si vedano la vita distrutta. Invece chi sbaglia deve pagare".
L’aveva stabilito un referendum nel 1987...
"Ma è sparito tutto. Nessuno vuole magistrati impauriti, come teme l’Anm, ma persone consapevoli e responsabili. Nordio e Meloni facciano pure la battaglia sulla separazione delle carriere. Ma serve una norma immediata, certa e ben scritta che garantisca e risarcisca le vittime di errori giudiziari, sanzionando i responsabili. L’abolizione dell’abuso di ufficio ha tolto l’unico reato per cui potevi denunciare un magistrato".
Giovanni Falcone era noto per perseguire solo mafiosi che poteva condannare.
"Quando si arrestano 100 persone e alla fine le condanne si contano sulle dita, parlare di danni collaterali in una guerra più importante è raggelante. In un Paese dove in 20 anni 30mila persone sono finite in carcere ingiustamente è disarmante che non si possa discutere di sanzioni certe perché sarebbe un attacco all’indipendenza della magistratura. Alcuni pm trasformano i comportamenti in ipotesi di reato. È il caso di Salvini: tanti giuristi avevano spiegato che l’accusa non stava in piedi".
La maggior parte delle vittime sono ignoti non abbienti...
"Ogni vita distrutta per un’indagine sbagliata è una vita che, con familiari al seguito, non sarà mai risarcibile. Quelli come me e Renzi, che hanno avuto la forza e la fortuna di reggere anni, dovrebbero dedicarsi e a sostenere le associazioni che danno voce a chi ha subito lo stesso trattamento".
Da Tangentopoli in poi la via giudiziaria è diventata una scorciatoia della politica?
"La politica e la sinistra devono imparare che la battaglia non si fa mai attraverso le aule di giustizia, ma in Parlamento e per le strade, convincendo elettori. Ma anche ampi settori della destra ne hanno approfittato. Fino a quando il garantismo sarà di maniera, buono per amici e dimenticato per avversari, questo Paese sarà destinato ad essere devastato dagli scandali giudiziari. Il garantismo dovrebbe essere un valore repubblicano. Siamo la patria di Cesare Beccaria e ce lo siamo dimenticati. Anzi, lo abbiamo rinnegato".