Martedì 7 Gennaio 2025
ANTONELLA COPPARI
Politica

L’ex ministro Graziano Delrio: "Il mio Pd dia spazio ai cattolici. Ma non rifaremo la Margherita"

Il senatore promotore di Comunità democratica: ripartiamo dal dialogo con le persone: "Non cerchiamo federatori per il centrosinistra, ma proposte concrete di Governo”

Graziano Delrio è nato 64 anni fa

Graziano Delrio è nato 64 anni fa

Pozzallo, 5 gennaio 2025 – Graziano Delrio, promotore dell’organizzazione Comunità democratica insieme ad altri cattolici del Pd, è a Pozzallo: qui c’è la casa di Giorgio La Pira e l’ex ministro vuole proprio rendere omaggio a uno dei massimi ispiratori del cattolicesimo sociale.

Senatore, il 18 gennaio si terrà a Milano l’assemblea organizzata dalla vostra associazione. L’obiettivo è spostare verso il centro l’equilibrio del Pd?

"Pietro Scoppola definiva De Gasperi un moderato creativo. Ha cambiato la storia dell’Italia con riforme coraggiosissime, cercando di ascoltare le ragioni di tutti. Ecco: per me centrista vuol dire stare al centro dei problemi della gente".

Questo Pd è capace di farlo?

"Credo che Elly Schlein abbia instaurato un’ottima connessione emotiva con un pezzo del nostro popolo. Però c’è ancora tanta strada da fare perché metà del Paese non va più a votare: c’è chi ha bisogno di sentirsi considerato, di capire che gli stiamo vicini. È un popolo che attende".

Il Pd nato come partito a vocazione maggioritaria di centrosinistra è oggi solo di sinistra?

"Oggi ha un linguaggio e un approccio più marcato sul programma della segretaria, che è un programma di spostamento a sinistra dell’asse del partito. Elly Schlein ha vinto il congresso ed è legittimo che sia così. E del resto a me su tanti temi come immigrazione o sanità fa piacere. Io mi sento a casa mia, sono libero di dire ciò che penso. E ora penso che dobbiamo fare uno sforzo ulteriore perché c’è tanto mondo anche fuori dal nostro partito".

Quindi esclude l’idea di dar vita a una formazione centrista come era la Margherita?

"Ribadisco che non è il motivo per cui facciamo il convegno. Se poi qualcuno volesse fare altri esperimenti centristi come hanno fatto Renzi e Calenda, può farlo. A me interessa ascoltare i fermenti culturali espressi dalle settimane sociali di Trieste".

Come può esistere un centrosinistra senza una gamba di centro?

"È una domanda da cento punti. Certamente il Pd deve fare in modo di rimanere un partito che cerca di rappresentare ampi, anzi ampissimi, strati della popolazione. È nato per questo e deve continuare ad avere quell’ambizione. Poi è chiaro che non può rappresentare tutto. Ecco perché oggi il centrosinistra ha al suo interno Azione e Italia viva che cercano di svolgere quella funzione".

Lei ha detto: chiediamo una maggior accoglienza, nel Pd o anche fuori dal Pd. Che cosa significa?

"Significa che la cultura cattolica è presente non solo nel Pd, ma anima anche tante esperienze civiche. Io voglio dire che non rappresentiamo tutta la ricchezza della cultura cattolico-democratica con questa iniziativa. Non casualmente abbiamo invitato associazioni, intellettuali, amministratori locali. Siccome senza cultura non c’è politica, abbiamo deciso di ripartire non dagli assetti o dalle correnti, ma dal dialogo con le persone. A Milano non si assisterà alla sfilata di politici: i grandi padri che partecipano – penso a Castagnetti o a Prodi che si collegherà da remoto – lo fanno per dire a chi viene ’coraggio, vi sosteniamo, la vostra partecipazione alle scelte democratiche del Paese per noi è importante’".

In sintesi: l’obiettivo qual è?

"Parlare delle tre grandi crisi che abbiamo di fronte: la guerra, l’Europa e la democrazia. Bisogna cercare e mantenere la pace: per questo, serve un’Europa politica. Bisogna sconfiggere i nazionalismi. L’Italia fuori dall’Europa è finita. E poi siamo convinti che la democrazia malata non si guarisce solo con i partiti, ma se il popolo si mobilita dal basso per difenderla. Per questo abbiamo scelto di partire ora".

Il 18 gennaio a Orvieto si riuniranno anche i riformisti di Libertà Eguale: è un’azione coordinata? Ci sono punti di contatto tra voi?

"Siamo tutti amici, io sono stato ministro nel governo di Paolo Gentiloni. Poi abbiamo sensibilità diverse. Io sono più sociale e lapiriano, loro più liberali. Ma se fossimo tutti uguali, sarebbe triste".

Quale ruolo vede per Ernesto Maria Ruffini, ospite al vostro convegno? E per Gentiloni?

"Bisogna chiederlo a loro".

E il candidato premier? Deve essere la segretaria del Pd?

"L’abbiamo sempre sostenuto, ed è nello statuto del Pd. Ma non è un problema all’ordine del giorno. All’ordine del giorno del centrosinistra c’è l’esigenza non di trovare un federatore o un capo, ma una proposta di governo sui temi che riguardano la vita della gente comune".