Martedì 16 Luglio 2024
GIULIA BONEZZI
Politica

Letizia Moratti: "La mia vittoria alle Europee nel nome di Berlusconi, non lo scorderemo mai"

Un anno fa moriva il leader azzurro. Il ricordo dell’ex ministra, eletta a Strasburgo: "Il suo testamento politico e umano è ancora attuale, così come la sua visione"

Milano, 12 giugno 2024 - È morto esattamente un anno fa Silvio Berlusconi, "e io non posso dimenticare il suo testamento umano e politico, che ha consegnato a sua figlia Marina poche ore prima di morire. Parole toccanti che dimostrano la sua statura di uomo e di politico, resteranno scolpite nel mio cuore", dice Letizia Moratti, rientrata in Forza Italia lo scorso autunno da presidente della Consulta nazionale e appena eletta al Parlamento europeo con 41.945 preferenze. La più votata del partito in tutto il Centro-Nord, dopo il segretario Antonio Tajani.

Letizia Moratti
Letizia Moratti

E Forza Italia, che dopo la morte di Berlusconi qualcuno dava per spacciata, alle Europee ha superato la Lega.

"Sono felice di aver deciso di rientrare, su invito del segretario Tajani, quando si diceva che FI si sarebbe sciolta. Per dare il mio contributo al partito al quale sono stata legata per tutta la mia storia politica. Tutti gli incarichi istituzionali che ho avuto li devo a Berlusconi: ministro, sindaco di Milano, assessore e vicepresidente della Regione Lombardia. Questo risultato lo dedico con affetto e gratitudine a lui. Ho sentito come un dovere morale di essere tra coloro che raccoglievano la sua eredità politica. Nessuno può dirsi il suo erede, ma forse, tutti insieme, possiamo contribuire a dare forza a questo straordinario partito. Come un popolo".

È stato Berlusconi a convincerla a entrare in politica, quando la chiamò nel suo secondo governo?

"Assolutamente sì. Mi offrì tre ministeri e io scelsi l’Istruzione. Mi disse di pensarci bene, perché sarebbe stato un incarico difficile e con poca gloria, ma per me era importante: il tasso di dispersione scolastica all’epoca era molto alto, volevo rafforzare il canale professionale che poi ha dato ottimi risultati. In seguito mi convinse a candidarmi a sindaco di Milano: mi sentivo più portata per un incarico internazionale, ma lui mi fece capire che anche a Milano avrei potuto lavorare a progetti internazionali. Come l’Expo, infatti".

Il suo primo ricordo del Cavaliere?

"Era un amico di famiglia. Ricordo una cena a casa di mia zia, all’epoca era un giovane imprenditore nell’edilizia e ci raccontò il suo progetto di creare una televisione. La sua visione innovativa, che mi aveva profondamente colpita, a breve si avverò. Ma di ricordi ne ho tanti: le barzellette per stemperare i momenti di fatica o tensione, le serate che finivano spesso con lui che cantava le canzoni napoletane o di Aznavour..."

C’è un suo insegnamento che porta con sé?

"Era una persona fortemente empatica, capace di parlare con i grandi della Terra e al tempo stesso con un linguaggio semplice che lo avvicinava a tutti. Non so se io ne sono capace, ma è un insegnamento importante, al pari della sua capacità di andare dritto al punto, essere chiaro e incisivo nei messaggi".

Intanto può festeggiare il suo risultato alle Europee.

"Essere la più votata del Centro-Nord, dopo il segretario nazionale Tajani che è stato giustamente e meritatamente il primo, è una grande soddisfazione, ma è anche molto importante che Forza Italia si sia rafforzata. Anche in Lombardia, grazie al lavoro di tutti e in particolare del coordinatore regionale Alessandro Sorte, siamo passati dall’8,7% del 2019 al 9,3%. E a Milano, rispetto alle ultime elezioni regionali, abbiamo guadagnato tre punti, dal 5,8 all’8,8%, superando la Lega. Questo pone le basi per avanzare una seria proposta di candidato sindaco per il post-Sala, anche se la scelta come sempre avverrà in assoluta condivisione con gli alleati del centrodestra".

Nel governo cambierà qualcosa?

"Non credo, il nostro segretario Tajani è stato molto chiaro".

E a Bruxelles, con l’avanzata delle destre?

"Il Ppe ha conquistato, anche col nostro contributo, dieci seggi in più che sono molto importanti, perché un Ppe più forte da un lato rappresenta un argine alla destra estrema, e intendo quella europea di Identità e democrazia, dall’altro può mitigare certe politiche “green” portate avanti dai socialisti europei che non hanno tenuto conto dell’economia e delle ricadute sociali".