di Alessandro Farruggia
L’incubo è finito. Patrick Zaki è stato graziato dal presidente egiziano Al-Sisi. È libero, e oggi sarà in Italia. La cautela espressa l’altroieri della premier Meloni subito dopo la condanna a tre anni dell’ex studente dell’università di Bologna, pena della quale Patrick avrebbe dovuto scontare ancora 14 mesi, era data dalla consapevolezza che stava maturando un processo da lei avviato nell’incontro con Al-Sisi dello scorso novembre a Sharm e proseguito poi con ripetuti contatti telefonici (l’ultimo il 6 luglio) e con le due visite in Egitto del ministro degli Esteri Tajani, che a poche ore dalla notizia aveva usato un’espressione latina (intelligenti pauca, come dire a buon intenditor poche parole) per far capire che si era a un passo ed era necessario tacere. L’aspettativa del governo era per un provvedimento di grazia da annunciare domenica in occasione della conferenza sulle migrazioni che si terrà alla Farnesina alla quale parteciperà anche il premier egiziano Mostafa Madbouly. Ma Al-Sisi ha deciso di sua sponte per una accelerazione, in modo che fosse chiaro che la decisione era del Cairo, e non contrattata in alcun modo con Roma. Il che poi non è, ma andavano salvate le apparenze. Il Comitato per la grazia presidenziale ha così confermato nel primo pomeriggio di ieri che ad alcuni condannati, tra cui Patrick Zaki e l’avvocato Mohamed al-Baqer, Al Sisi aveva concesso la grazia. Era fatta.
La mossa di Al Sisi è il frutto di una lunga e costante trattativa tra il governo italiano e quello egiziano "Grazie alla politica estera del Governo – ha sottolineato Tajani – abbiamo dato un contributo decisivo per liberare questo giovane studente. In politica conta il lavoro, contano i fatti. E questi ci sono stati". La presidente del Consiglio è raggiante. "Patrick Zaki – ha detto o – ha ricevuto la grazia e voglio ringraziare il presidente Al-Sisi per questo gesto molto importante. Fin dal nostro primo incontro, lo scorso novembre, io non ho mai smesso di porre la questione. Ho sempre riscontrato da parte sua attenzione e disponibilità e voglio ringraziare l’intelligence e i diplomatici tanto italiani quanto egiziani, che in questi mesi non hanno mai smesso di lavorare per arrivare alla soluzione auspicata. Patrick Zaki tornerà nelle prossime ore in Italia e gli auguro dal profondo del mio cuore una vita di serenità e di successo".
La lunga trattativa, spiegano fonti diplomatiche, non ha previsto una diretta contropartita. È la ciliegina sulla torta di processo nel quale si coniugano interessi italiani (energia, migrazioni, Libia) ed egiziani (riconoscimento politico, investimenti, difesa). La questione è politica, e si inquadra in un’implementazione dei rapporti economici e politici con il Cairo, che potrà portare a investimenti e apertura linee di credito e forniture militari dopo la lunga fase fredda seguita all’omicidio di Giulio Regeni da parte del servizio segreto interno egiziano.
Zaki libero – scelta da noi fortemente voluta, ardua da ottenere, ma che costa poco agli egiziani – è il sigillo a questo processo che ha come amaro contrappeso il fatto che la collaborazione sul caso Regeni, a parole sempre promessa dal Cairo, resta saldamente nel novero delle pie speranze. Al-Sisi non può scaricare le forze di sicurezza che ne proteggono il potere. Abbiamo avuto Zaki, agendo diplomaticamente e rispettando gli egiziani e il regime di Al-Sisi, ma purtroppo sul caso Regeni non avremo giustizia.