Roma, 15 marzo 2024 – Come ‘liberarsi’ di un possibile competitor interno? Semplice; mandandolo in Europa. Fallita la possibilità di inchiodare Luca Zaia alla poltrona di governatore del Veneto per la terza volta, vista la débâcle leghista sul terzo mandato e sul ballottaggio, ecco che Matteo Salvini sfodera il piano B per non trovarsi il Doge come possibile avversario dopo le Europee sul fronte della leadership del Carroccio.
Certo, ufficialmente tutto è stemperato sotto il più che classico promoveatur ut amoveatur, con il leader della Lega che ‘spera’ per Zaia una candidatura blindata alle Europee, ma già nelle riunioni del consiglio federale, lo stesso Zaia, nonché il lombardo Attilio Fontana e il friulano Massimiliano Fedriga, altro nome spendibile per la successione al Capitano, hanno mostrato scetticismo davanti alla proposta, obiettando che una loro candidatura di bandiera non sarebbe compresa dagli elettori.
Salvini, comunque, non molla. E a Padova è tornato pubblicamente in pressing sull’inquilino di Palazzo Balbi, evocando per lui un imprecisato ruolo in Europa. Non è escluso che il capo della Lega ambisca, per Zaia, a una poltrona di commissario europeo, magari all’Agricoltura, ma è un’ambizione destinata a restare solo tale, visto che Giorgia Meloni mai rinuncerà a indicare un proprio esponente, nel prossimo esecutivo Ue, a maggior ragione se la presidente sarà nuovamente Ursula von der Leyen, che i leghisti mai sosterranno.
Dunque, di che cosa parla Salvini? "Mi piacerebbe che Zaia fosse rieletto in Veneto" ma, se ciò non accadesse, "io un’idea ce l’ho", ha scandito: "Zaia potrebbe fare tutto quello che vuole. Ovviamente lui ama il Veneto, ma visto che nei prossimi anni molte iniziative passano per l’Europa, diciamo che sarebbe utile un difensore del Veneto in terra d’Europa". Netta la risposta del Doge leghista. "Sono concentrato a lavorare per i veneti, mi aspettano anni di attività, al mio futuro penso io", ha tagliato corto. Per altro, sulle prossime Europee dell’8 e 9 giugno incombe anche altro, ovvero il rischio di una debacle della Lega che, tuttavia, Salvini vuole allontanare da sé anche solo come pensiero: "Parliamo di cose belle. La Lega crescerà". E ha anche negato l’esistenza di fronde interne nella Lega. "È un attacco giornalistico", ha sostenuto.
Ma mentre Salvini parlava a Padova, a Verona l’altro vicepremier
, l’azzurro Antonio Tajani, lanciava il guanto della sfida verso il Carroccio, ormai sorpassato da Forza Italia alle regionali in Abruzzo, proponendo la candidatura dello storico avversario di Zaia, l’ex leghista (espulso nel 2015) Flavio Tosi. "Abbiamo anche un leader regionale che può essere benissimo candidato alla presidenza della Regione, mi riferisco a Flavio Tosi", ha affermato Tajani: "Salvini non ha nulla da temere, soprattutto da Forza Italia. In Abruzzo siamo andati molto bene, ma io non voglio andare a rubare voti a destra di Forza Italia". A dirla tutta, il primo partito ad ambire alla guida del Veneto sarebbe Fratelli d’Italia, a secco di governatori nelle Regioni del Nord, ma ogni discorso sulle candidature alle regionali del prossimo anno è rinviato a dopo le Europee e sarà valutato anche in base ai rapporti di forza tra i partiti che emergeranno dal voto. E chissà, per quel periodo, quanta strada avrà già percorso Zaia verso la segreteria di via Bellerio…