Mercoledì 1 Gennaio 2025
LORENZO CASTELLANI
Politica

Torna la Lega di lotta e di governo. Obiettivo: i voti post berlusconiani

Il movimentismo del leader del Carroccio è in contrapposizione con la svolta europeista impressa da Meloni

Roma, 18 luglio 2023 – Matteo Salvini è stato silente al governo per diversi mesi, tanto che a molti era parso entrare in un ruolo nuovo: non più il capo-partito e capo-popolo quanto un ministro importante concentrato sulle proprie specifiche attività. Un ruolo più istituzionale insomma. Per un breve momento la Lega era sembrata anche destinata a un cambio di gruppo europeo o, comunque, a un processo di apertura a nuove alleanze per andare al governo dell’Ue nel prossimo anno.

Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e vicepremier (Ansa)
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Tuttavia, Salvini resta un leader di partito e un politico di professione che sa benissimo come sparire dopo un risultato poco brillante come quello delle scorse Politiche e riapparire con foga all’avvicinarsi di un nuovo appuntamento con le urne, quelle Europee del 2024. Che Lega ha in mente Salvini? Di lotta e di governo, non senza ambiguità. Ha accettato che il suo numero due, Giancarlo Giorgetti, il leghista d’establishment , diventasse un prudente ministro dell’Economia e poi nelle ultime settimane ha iniziato a puntare i piedi proprio sulle questioni economiche ed europee. Dapprima riaprendo la vecchia polemica leghista contro la ratifica del Mes, poi difendendo le sue alleanze europee con il Front National e con Alternative für Deutschland, infine cavalcando la necessità di arrivare alla “pace fiscale”, il condono a cui anelano tante micro-imprese. Mentre la Lega governa con Giorgetti, lotta con Salvini che non può stare a guardare Fratelli d’Italia che cerca di occupare uno spazio politico sempre più centrale e trasversale.

La contesa riguarda anche ciò che resta dell’elettorato berlusconiano: se Meloni cerca di sedurlo con un progetto di destra di governo in Italia e in Europa, garante di interessi costituiti e stabilità, Salvini prova a recuperare terreno attraverso proposte più aggressive e battagliere che al Nord cercando di produrre uno spostamento di voti verso la Lega. Se fino ad oggi Meloni ha tenuto a bada Salvini grazie a una maggiore credibilità politica non è detto che in futuro gli equilibri restino inalterati.

La Lega può diventare un alleato più fastidioso per la premier non tanto per un eventuale recupero elettorale quanto per le pretese sul programma e sul posizionamento dell’esecutivo. Meloni sconta un problema di immobilismo, le riforme sono poche, piccole, graduali, il modo di governare è senza strappi e prudente. Questo assicura stabilità e tranquillità sul piano internazionale, ma scopre anche il fianco della presidente del Consiglio sul fronte interno. Un fianco che ad oggi l’opposizione non è in grado di attaccare poiché divisa e troppo debole nella proposta, ma che può essere preso di mira dagli alleati. Ad oggi infatti questo governo sembra acquisire senso politico più per ciò che impedisce, politiche progressiste e nuove tassazioni, o rallenta, le politiche ambientaliste, che per ciò che realizza. E oggi questo “non governo conservatore” all’elettorato di centrodestra basta, ma non forse ai suoi partiti.

Non dobbiamo dimenticare che il sistema elettorale europeo è proporzionale e ogni partito tira acqua al suo mulino. L’angolo che ha scelto di presidiare Salvini è quello dei piccoli produttori, delle corporazioni economiche, dell’euroscetticismo. È una scelta politicamente comprensibile, ma che mal si concilia con la linea prudente di Giorgetti come ministro dell’Economia e che può causare più di un grattacapo a Giorgia Meloni. Anche la presidente del Consiglio corre dei rischi: se insegue Salvini rischia di minare il proprio processo di accreditamento e legittimazione sul piano europeo ed internazionale, ma se resta troppo ferma rischia di farsi dettare l’agenda mediatica e politica dal leghista.

Ecco allora le domande che circoleranno nella maggioranza nei prossimi mesi: qual è il vero volto della Lega? La lotta o il governo, e quale delle due pagherà elettoralmente? Fratelli d’Italia spostandosi al centro, almeno per quanto concerne economia e relazioni con l’Unione europea, e muovendosi con prudenza al governo trarrà giovamento sul piano politico azzerando le ambizioni di recupero della Lega? E gli elettori di Forza Italia, perso Berlusconi, premieranno di più il movimentismo leghista o la stabilità impressa al governo dal premier? Intorno a questi interrogativi si gioca una delle più importanti partite di potere dei prossimi mesi.