Milano, 21 dicembre 2019 - Oggi a Milano si è tenuto il congresso federale della Lega Nord in cui è stato approvato il nuovo statuto del movimento fondato da Umberto Bossi nel 1991. Andiamo a vedere cosa cambia rispetto al testo precedente, che risale al 2015.
Intorno al ruolo di Bossi si snodano le principali modifiche. Il senatur rimane presidente a vita del Movimento a cui diede i natali restando "garante dell'unità della Lega Nord", ma gli viene tolta la possibilità di "assumere i poteri e le competenze del consiglio federale" in caso di dimissioni del segretario e di "convocare entro 120 il congresso straordinario degli organi elettivi". In caso di dimissioni del segretario, viene quindi introdotta una nuova figura, quella del "commissario federale con pieni poteri" che gestisce la transizione verso il congresso. Altra funzione che viene tolta alla presidenza federale, e quindi a Bossi, è quella di rappresentare l'ultima istanza cui possono fare "ricorso in appello" i padri fondatori che vogliano contestare eventuali provvedimenti disciplinati. Il presidente rimane comunque un componente del comitato disciplinare e di garanzia, organo cui spettano le deliberazioni in questi casi.
Dallo statuto scompare tutta la parte relativa alle sezioni provinciali, che dovrebbero passare al nuovo soggetto nazionale 'Lega Salvini premier' fondato nel 2017, mentre un'altra modifica riguarda la scadenza degli organi elettivi: il segretario e il consiglio federale non saranno in carica più solo tre anni, come introdotto da Roberto Maroni (assente al raduno) nel 2012, ma cinque.
Viene poi messa nero su bianco la possibilità - già realizzata, peraltro, alle scorse Europee con Lega Salvini premier - che il consiglio federale conceda "l'utilizzo, anche per fini elettorali" del simbolo "ad altri Movimenti politici, le cui affinità con gli obiettivi di Lega Nord sono rimesse alla valutazione" del massimo organo esecutivo del partito. Il simbolo resta intatto, ovvero rappresentante Alberto da Giussano.
La struttura del vecchio Carroccio ne esce poi 'dimagrita': scompaiono, tra gli altri organismi, la segreteria politica (una sorta di doppione del consiglio federale, usato, in passato, sostanzialmente soltanto da Maroni), e il responsabile federale organizzativo. Rimane, invece, la parte in cui si afferma che la "Lega Nord tutela le minoranze, ove presenti, e, a tal fine, garantisce la presenza con diritto di parola e di voto in seno al consiglio federale al candidato alla carica di segretario federale che risulti il primo dei non eletti" (resta anche la parte in cui, in seguito a due assenze, anche non consecutive, in consiglio, si perde questo diritto). Curiosa la IV postilla alle disposizioni finali, in cui si delibera che "fino allo svolgimento del successivo congresso federale, il segretario federale, su conforme delibera del consiglio federale, ha il potere di modificare la sede della Lega Nord". A proposito di sede, confermata anche quella: si rimane a Milano in via Bellerio.