Roma, 4 luglio 2018 - "Il decreto dignità è un buon inizio, ma l’Aula lo renderà ancora migliore", ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, dando per intendere di non essere del tutto d’accordo con i contenuti del provvedimento presentato lunedì scorso a palazzo Chigi dal premier Conte e dal ministro Di Maio, nelle stesse ore in cui lo stesso Matteo Salvini era affacciato a una finestra del comune di Siena per assistere al palio. Le parole di Salvini e la scelta del capo leghista di non mettere la faccia sul primo atto legislativo del governo hanno fatto gridare ad alcuni una presunta divisione all’interno della compagine giallo-verde.
Il governo Conte è un governo di coalizione in cui ognuna delle due forze che lo compongono aspirano a "normale" rendita di posizione e a una visibilità per la propria compagine e per i temi cari ai rispettivi elettorati. E’ quindi del tutto legittimo che la Lega spinga sull’immigrazione e i Cinquestelle sul lavoro, ogni allarme diverso è ingiustificato e se mai coglie la speranza altrui per una implosione che al momento non è alle viste. In passato di dispute tra alleati se ne sono viste ben peggiori, sia nella prima sia nella seconda repubblica. D’altra parte è abbastanza naturale che dopo un mese di sovraesposizione del Carroccio adesso i Cinquestelle decidano di ritagliarsi un loro spazio. Le voci critiche all’interno del Movimento su un eccessivo schiacciamento sui temi leghisti hanno iniziato a circolare, e Di Maio le ha colte.
Quindi ecco l’iniziativa del decreto dignità, ed ecco la pronta risposta che Di Maio ha dato alla larvata perplessità di Salvini: "Va bene alle modifiche, basta che non ne annacquino i contenuti", ha detto il leader pentastellato. Piccole scaramucce di posizione, niente di più. Ognuna delle due forze deve marcare il territorio e nello stesso tempo farsi portavoce di sensibilità e interessi. La limitazione dei contratti a termine sta stretta alle aziende, ai piccoli imprenditori, ai commercianti, tipico mondo espressione del voto leghista; ed è naturale che Salvini in qualche modo storca la bocca. I Cinquestelle invece scommettono sullo spazio lasciato libero a sinistra dal Pd, e pensano di riprenderselo con iniziative che risentono di quella cultura. Ci vorranno alcuni mesi perché ognuno prenda bene le misure all’altro, ma la coabitazione si annuncia tutt’altro che impossibile. Almeno fin quando i nodi veri legati alla legge di bilancio e all’attuazione di alcune delle promesse elettorali, quelle non a costo zero come immigrazione o decreto dignità, renderanno più irta la strada.