Mercoledì 2 Aprile 2025
ANTONELLA COPPARI
Politica

Riarmo e cittadinanza, tra Lega-Forza Italia cresce la tensione

La linea pacifista del Carroccio sta erodendo consensi agli azzurri

Riarmo e cittadinanza, tra Lega-Forza Italia cresce la tensione

​​​​​​Roma, 30 marzo 2025 – Lo scontro c’è, l’argomento del contendere un po’ meno. Per tre giorni Antonio Tajani è riuscito a contenere l’ira di fronte alle intemerate di Matteo Salvini. Ieri non ce l’ha fatta più: la Lega aveva appena comunicato che avrebbe proposto al gruppo dei Patrioti in Europa un’iniziativa per costringere Ursula von der Leyen a rivedere il piano di riarmo da 800 miliardi.

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Antonio Tajani e Matteo Salvini

“Non servono nè maxi investimenti nè un piano nato già morto”, la chiosa del Capitano. Il ministro degli Esteri è esploso: “Noi in Europa dobbiamo costruire. Non abbiamo bisogno di sfasciacarrozze, abbiamo bisogno di donne e uomini di buon senso che facciano una buona politica per proteggere l’interesse di mezzo miliardo di persone, fra i quali ci siamo noi”. Non indica nessuno in particolare, il vicepremier azzurro, ma il bersaglio sembra chiaro. Non solo all’opposizione che, naturalmente, ci va a nozze: “La maggioranza va in pezzi – se la ride il leader dei Verdi, Angelo Bonelli – Salvini commissaria Tajani”. Più irritato che preoccupato è il ministro degli Esteri per quella che considera un’invasione di campo. Va bene che tra qualche giorno c’è il congresso del Carroccio – il suo ragionamento – ma non bisogna esagerare: un conto è il duello sul pacchetto cittadinanza o sul candidato in Veneto. Un altro quello su un argomento internazionalmente sensibile.

Ad aumentare il fastidio, la consapevolezza che la linea pacifista del Carroccio sta erodendo, secondo gli ultimi dati, consensi a Forza Italia. Così, in videocollegamento con il convegno azzurro a Firenze sulla competitività europea, Tajani avverte: “Siamo leali con il governo, ma non rinunceremo mai alle nostre idee, non piegheremo la testa quando si tratta di difendere i nostri valori”. Salvini il pacifista non molla: sui social segnala un sondaggio de La Stampa secondo cui “94 italiani su 100 dicono no all’invio di truppe in Ucraina”. Commenta: “È sacrosanto. Per la Lega la priorità sono ospedali, scuole, stipendi e sicurezza degli italiani”. È il succo del discorso che il capo delegazione leghista all’Europarlamento, Paolo Borchia, farà ai colleghi Patrioti domani con l’obiettivo di presentare un contro-piano, in cui le risorse previste per il riarmo vengono messe per lavoro, sanità e sicurezza. Un modo per costringere von der Leyen ad andare “finalmente” nell’aula a Strasburgo e spiegare perché “c’è flessibilità per la difesa e non per il sociale o gli stipendi”, dice ancora Borchia.

Malgrado gli inviti di Palazzo Chigi ad evitare polemiche, lo scontro sul piano ribattezzato Readiness 2030 va avanti da giorni. A dargli nuova linfa, il drone russo che svolazzava nel cielo sopra il lago Maggiore: “Dimostra che rafforzare la difesa europea è essenziale”, sottolinea il portavoce di FI, Raffaele Nevi. Ci prova, Arianna Meloni a rilanciare le ragioni della sorella, Giorgia, che ha dato l’ok al piano nel Consiglio europeo: “Bisogna avere senso di responsabilità, non stiamo giocando a Risiko. Se non ci occupiamo di sistema di difesa e un giorno arriva la Cina, che si fa? Gli cantiamo Imagine”, ironizza citando l’inno pacifista di John Lennon,

Ma al momento si discute di un piano che esiste solo per la parte industriale, e senza soldi cash, ma probabilmente a credito. Per il resto, si tratterà essenzialmente di piani di difesa nazionali. Quello italiano somiglierà a qualcosa di commestibile per il leghista: dentro ci sarà un po’ di tutto. La difesa, certo, ma intesa in modo estensivo: dalla cybersecurity alla difesa dei confini passando ovviamente per le armi. Insomma, a Palazzo Chigi sono sicuri che il 7 aprile, a congresso chiuso, il piano Salvini lo accetterebbe. Ma è un gioco di fantasia: certo, quel piano non ci sarà il 7 aprile. Forse a giugno. Forse in autunno. Chissà.