Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera Milano, entra nell’ufficio della società Equalize di cui è titolare, e avanza una richiesta: "Fammene un’altra, Ignazio La Russa, del cinquantatré. E metti anche un altro (...) Prova Geronimo La Russa". E l’informatico presente, come emerge da un’intercettazione del maggio 2023, inizia le sue ricerche sul presidente del Senato e sul figlio ("mi premerebbe sapere chi possa aver commissionato il dossieraggio contro la mia famiglia", ha commentato ieri La Russa).
Tra i "soggetti in vista" su cui il network di presunti “spioni“, smantellato dall’inchiesta della Dda di Milano e della Dna condotta dai carabinieri di Varese, avrebbe cercato di carpire informazioni riservate, ci sarebbe anche l’ex premier Matteo Renzi, mentre nelle 1172 pagine della richiesta di misure cautelari firmata dall’aggiunta Alessandra Dolci e dal pm Francesco De Tommasi spunta anche un "inquietante" riferimento a un indirizzo email assegnato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In una conversazione del 13 ottobre 2022, annotano i pm, l’ex superpoliziotto Carmine Gallo e l’hacker Nunzio Samuele Calamucci, tra i capi della presunta associazione a delinquere, si vantavano di "avere intercettato un indirizzo e-mail assegnato alla massima carica dello Stato o comunque di essere riusciti, sempre attraverso lo stesso gruppo, a utilizzare abusivamente o a clonare l’account". Il "gruppo di via Pattari 6", così ribattezzato dagli inquirenti con riferimento alla sede nel cuore di Milano della società Equalize di Enrico Pazzali (indagato a piede libero) e Gallo (ai domiciliari), secondo la Procura sarebbe stato mosso da "finalità in qualche modo eversive, tenuto conto che la disponibilità incontrollata di milioni di informazioni e dati sensibili significa detenere un enorme potere di condizionamento della società e delle istituzioni" che va al di là del semplice spionaggio industriale o delle investigazioni con metodi illeciti. Soggetti "pericolosi e spregiudicati", che rappresentano "un pericolo per la democrazia di questo Paese": un’organizzazione che secondo le accuse godeva "di appoggi di alto livello, in vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri", contando anche su una serie di esponenti o ex esponenti delle forze dell’ordine a libro paga.
Nella mole di file acquisiti dalla società Equalize “bucando“ anche il sistema informatico del ministero dell’Interno (nell’archivio oltre 800mila dati, che a un certo punto gli indagati hanno cercato di far sparire) sono emersi anche documenti che "a una prima analisi risultano classificati", cioè segreti per motivi di sicurezza nazionale: tra questi un documento dell’Aisi, l’Agenzia informazioni e sicurezza interna, sulle "reti del jihad globale". La Procura, attraverso l’analisi dei dispositivi informatici sequestrati, effettuerà anche approfondimenti sulla possibile vendita di dati e informazioni sensibili verso l’estero, per verificare l’eventualità che siano finiti in altri Paesi.
Un’organizzazione criminale che contava su una "rete relazionale di altissimo livello", con Enrico Pazzali e Carmine Gallo che "intrattenevano contatti e rapporti confidenziali con persone appartenenti ai più elevati ranghi delle istituzioni pubbliche". Pazzali aveva rapporti con la ministra Daniela Santanchè, estranea alla vicenda. La senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli avrebbe chiesto a lui informazioni su Simona Gelpi, manager di Autogrill, e su un possibile coinvolgimento in passato in "qualche roba con Berlusconi". La richiesta, spiega Pazzali a Gallo in una conversazione intercettata, "mi arriva dalla Ronzulli, mi fa un po’ paura". Gallo lo tranquillizza riferendogli di avere un dossier sulle “Olgettine“, e Gelpi non era "di quello staff lì" e "non ha mai fatto nulla da giovane, si è sempre occupata di comunicazione".
Tra gli spiati il cantante Alex Britti. Tra i 60 indagati Leonardo Maria Del Vecchio, che avrebbe chiesto e ottenuto informazioni sui fratelli per motivi di eredità e sull’allora fidanzata, modella e attrice, Jessica Michel Serfaty. Andrea De Donno, indagato e presunto collaboratore del gruppo che avrebbe fabbricato dossier, mirava a proporre la piattaforma Beyond al "partito della Lega". Calamucci e Giulio Cornelli, due degli arrestati, si vantavano dei dossier collezionati, anche sull’avvocato Piero Amara: "Con i report che abbiamo noi in mano possiamo sputtanare tutta l’Italia".