"Siamo diversi, ma la volontà di stare insieme ci rende forti e coesi". Giorgia Meloni coglie l’occasione dell’Assemblea nazionale di Noi Moderati per lanciare un messaggio, anzi un video-messaggio registrato, agli alleati: della serie basta liti, serve unità. Il monito arriva forte e chiaro ai suoi vicepremier: "Arriveremo al 2027", assicura Salvini in videocollegamento. "Andremo avanti fino alla fine della legislatura", ripete Tajani, l’unico dei tre presente fisicamente alla kermesse di Maurizio Lupi, che li ha invitati tutti per dimostrare quanto il suo centro "sia un seme, non un cespuglio".
In apparenza è calma piatta, ma le tensioni corrono sott’acqua: il duello tra Lega e FI continua. Per Tajani "serve una difesa comune europea". Il Capitano replica: "Ci andrei cauto". E siccome questo tema può diventare uno dei principali campi di battaglia in Europa, il rischio per Giorgia è che gli scontri a Bruxelles assumano proporzioni tali da riverberare sulla maggioranza in Italia. Coltellate volano pure sull’Autonomia e l’eredità di don Sturzo. "Era un federalista impenitente", dice Salvini. E Tajani: "Sono contento se Matteo si riconosce in don Sturzo".
Turbano la pace anche tensioni meno vistose dentro FdI. Il problema? La poltrona vacante di Fitto (giovedì incontrerà la premier nella prima visita ufficiale nel nuovo ruolo europeo). Sembra oramai deciso che a occuparla – senza spacchettamento di deleghe – sarà un politico, di stretta osservanza meloniana. Le varie anime tricolori si notano poco, data l’onnipotenza della leader, però esistono e reclamano l’ambita postazione con Fazzolari da una parte, Mantovano dall’altra, in mezzo Lollobrigida. Naturalmente, sarà Meloni a decidere, ma sull’onda di valutazioni opposte si è presa ancora qualche ora prima di presentare la scelta al Colle. Ieri era dato in pole position come ministro degli Affari europei il presidente dei deputati, Tommaso Foti: c’è chi però dentro FdI "vede bene" Luca Ciriani al posto di Fitto con Foti che diventerebbe a sua volta ministro per i Rapporti con il Parlamento. In entrambi i casi a ricoprire il ruolo di capogruppo potrebbe essere Augusta Montaruli. Ma restano in pista il viceministro Edmondo Cirielli come il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata. Di sicuro si prepara una settimana di fuoco sulla giustizia: venerdì scorso quando le spade erano già sguainate per la nuova zuffa, quella sul bavaglio ai magistrati, qualcuno ha deciso di spegnere l’incendio prima che divampasse: quel qualcuno è Giorgia Meloni.
La legge creava dubbi agli azzurri e pare che in privato fosse poco convinto lo stesso Guardasigilli Nordio. Ma a imporre lo stop in Consiglio dei ministri è stata la premier perché domani o al più tardi giovedì la commissione giustizia della Camera licenzierà la legge sulla separazione delle carriere che andrà al vaglio dell’Aula. I fuochi d’artificio sono garantiti. Ecco perché prima di far riprendere il cammino alla norma-bavaglio Giorgia ci vuol pensare 100 volte.