Giovedì 21 Novembre 2024
MATTEO MARCELLO
Politica

Le Regionali in Liguria. Centrodestra e campo largo. La sfida è già nazionale

Domenica e lunedì Bucci e Orlando si contendono la successione a Toti Un test per il governo e la prova del nove per il centrosinistra (senza Renzi)

Genova, 25 ottobre 2024 – È un voto che va oltre la Liguria. È un banco di prova per il centrodestra, chiamato a scongiurare il rischio di un cappotto elettorale con Emilia-Romagna e Umbria, ma anche a dimostrare solidità e stabilità in un periodo delicato e contrassegnato anche da polemiche interne su riforme non pienamente condivise. Ed è la prova del nove per quel campo largo che proprio sull’asse Genova-Roma ha perso pezzi (leggi Italia viva) e che in caso di sconfitta potrebbe mettere in discussione lo stesso ruolo del Pd e le ambizioni della segretaria Elly Schlein.

Il comizio di chiusura del centrodestra a Genova. Sotto, quello del centrosinistra
Il comizio di chiusura del centrodestra a Genova. Sotto, quello del centrosinistra

Sarà anche per questo che oggi, a Genova, nella giornata conclusiva della campagna elettorale per le regionali liguri, erano presenti tutti i maggiorenti dei partiti di governo e d’opposizione, pronti a salire sul palco per dare man forte a Marco Bucci, sindaco di Genova e candidato della coalizione di centrodestra dopo l’inchiesta giudiziaria che ha terremotato la Regione portando alle dimissioni dell’ex presidente Giovanni Toti, e Andrea Orlando, ex ministro dem pronto a rimettersi in gioco per riconsegnare dopo nove anni la Liguria nelle mani del centrosinistra. Una sfida serrata tra i due candidati, vicinissimi anche negli ultimi sondaggi, e autori di una campagna elettorale a tratti sopra le righe del politically correct.

All’Auditorium dei Magazzini del Cotone del Porto Antico di Genova, Bucci, circondato dai leader del centrodestra, ha esortato i liguri ad andare a votare per rilanciare quel progetto costruito anni fa, e ancora oggi sostenuto dagli stessi partiti che compongono la maggioranza di governo. “Siamo a un bivio, chiedo a tutti voi di essere orgogliosi per il nostro sogno: tiriamoci tutti su le maniche per realizzarlo e votarlo. Io ci ho messo la faccia, non ero nella condizione ideale per farlo, ma penso sia mio dovere fare il possibile per la mia regione” ha detto, facendo riferimento alla malattia con cui da tempo deve fare i conti. Alla premier Giorgia Meloni, in prima fila con i vicepresidenti Matteo Salvini e Antonio Tajani, il compito di chiudere il comizio. “Fino a qualche settimana fa la sinistra già cantava vittoria, poi hanno dovuto tornare a fare i conti con la realtà. Siamo una coalizione compatta che sta insieme per scelta, non per interesse. Non conta quanto il campo sia largo ma quanto sia coeso” ha detto dal palco, prima di rilanciare il proprio affondo sulle riforme – giustizia, premierato, autonomia – e contro l’operato dei partiti d’opposizione.

Più o meno in contemporanea e a un chilometro di distanza, al Teatro Politeama, i leader del centrosinistra hanno lanciato la volata ad Andrea Orlando, candidato di un campo largo che strada facendo si è ristretto perdendo Italia viva dopo il niet pentastellato. “Noi dobbiamo vincere perché vogliamo affermare il nostro progetto, e vogliamo vincere perché vogliamo impedire il terzo mandato di Toti. Bucci in queste lunghe settimane non è riuscito una volta a prendere le distanze da quella esperienza” ha detto Orlando dal palco, applaudito dalla segretaria del Partito democratico Elly Schlein, che nel suo intervento, assieme al presidente del M5S Giuseppe Conte, i leader di Avs Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni e al segretario di Azione, Carlo Calenda, tra gli affondi al governo Meloni ha rilanciato l’idea di “una Liguria che non sia di pochi e soprattutto non sia di Toti. Perché si scrive Bucci ma si legge Toti. Alla Liguria servono buona impresa e lavoro di qualità, ma hanno bisogno di una condizione perché non ci possono essere in un contesto in cui non si contrasta ogni mafia, ogni criminalità organizzata e ogni fenomeno di corruzione”.