Venerdì 20 Dicembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Le reazioni: "Ha pensato solo a sé". Centrodestra spiazzato. La sinistra: ora si cambi

L’opposizione attacca il candidato Bucci: "Deve prendere le distanze". Santanchè difende la scelta dell’ex giornalista: atto d’amore per la regione.

Andrea Orlando, 55 anni, candidato presidente della Regione Liguria per il campo largo

Andrea Orlando, 55 anni, candidato presidente della Regione Liguria per il campo largo

Spiazzati di certo. Irritati probabilmente anche di più. Nel centrodestra la scelta di Toti ha colto di sorpresa tutti, persino il leader del suo partito, Noi moderati, Maurizio Lupi e non si è trattato di un’improvvisata piacevole. Alle soglie dell’elezione in Liguria la coalizione aveva deciso con Marco Bucci, il sindaco di Genova, di puntare sulla continuità convinta che il presidente uscente fosse deciso, come aveva più volte detto, a difendersi protestando strenuamente la prova innocenza. La scelta di patteggiare non può che suonare invece come un’ammissione se non di colpa almeno di responsabilità. Senza contare che dà ragione a tutti quelli che, dagli scranni dell’opposizione, aveva reclamato fin dal primo momento le dimissioni. Anche questo dopo mesi di campagna sull’opportunità di quel passo di fatto obbligato dalla magistratura rischia di rivelarsi disastroso sul piano dell’immagine e dunque dell’appeal elettorale.

Insomma, bisognerebbe essere molto più che ottimisti per credere che la cosa non avrà un impatto sul voto imminente – urne aperte il 27 e 28 ottobre – come sostiene lo stesso Toti: "La mia scelta non comporterà riflessi sulla campagna elettorale di Bucci". Figuriamoci: ben altri sentimenti circolano a destra, dove le dichiarazioni arrivano con il contagocce. Ufficialmente, si preferisce girare pagina, e puntare diritti sull’uomo scelto per succedere all’ex giornalista Mediaset: "La candidatura di Bucci è fondamentale per il futuro della regione, siamo convinti che ci porterà alla vittoria", dice Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia. Rincara Daniela Santanchè (FdI): "Sono certa che i liguri non vorranno far tornare la loro regione a prima dell’era Toti. Sono sicura che il patteggiamento sia un suo atto d’amore per la Liguria".

Ma in privato l’umore è nero: "L’ex governatore ha privilegiato la sua sorte personale e giudiziaria, infischiandosene della coalizione", il ragionamento più diffuso nella maggioranza. Vero è, si sostiene da queste parti, "che l’opinione pubblica è tendenzialmente colpevolista, ma sarebbe stato molto meglio se Toti non avesse fatto ora quel passo".

La sinistra invece gongola. A cominciare da Andrea Orlando (Pd), candidato del campo largo alla presidenza della Liguria: "Patteggiando Toti riconosce le sue responsabilità. Chi aveva parlato di persecuzione e congiura deve ricredersi". E mentre la vicepresidente del Pd, Chiara Gribaudo, garantisce che "l’ex ministro smantellerà il sistema di potere che girava intorno all’ex governatore", Orlando chiama in causa il rivale: "Vediamo se ora Bucci prenderà le distanze. Di sicuro, deve spiegare perché le cose sono successe senza che se ne accorgesse". Gli fa eco Carlo Calenda, leader di Azione: "Questa ammissione di responsabilità chiama in causa una coalizione con cui ha governato". Durissimi anche i Cinquestelle: "Il sistema di potere del centrodestra in Liguria ammette le responsabilità per corruzione impropria e finanziamento illecito, viene svelato anche sul piano giudiziario", afferma il senatore Luca Pirondini. Avs incalza: "Toti aveva proclamato di volere il processo perché innocente, invece tutto viene messo a tacere con l’ammissione di colpevolezza", rincarano le liguri Carla Nattero e Simona Simonetti.

Parlare di panico sarebbe forse esagerato. Ma certo a questo punto la preoccupazione a Palazzo Chigi e nella maggioranza ha raggiunto il livello di allarme. Sì, perché il rischio concreto è quello del cappotto. In Emilia- Romagna, che appena un anno fa il centrodestra sognava di strappare alla sinistra, sembra non ci sia partita; la Liguria era già più che traballante e dopo il passo di ieri è, se non proprio una missione impossibile, quasi. Resta l’Umbria, dove però la popolarità della presidente uscente, la leghista Donatella Tesei, è notoriamente piuttosto bassa. La vittoria in una regione tuttavia sarebbe essenziale: il due a uno sarebbe ancora gestibile. Il tre a zero molto di meno. Tanto che qualcuno a denti stretti lo ammette. "Se fossimo sconfitti in tutte e tre le regioni sarebbe molto difficile far finta di niente".