Martedì 16 Luglio 2024
LORENZO CASTELLANI
Politica

Le prospettive post voto. I leader Ue aprono alla destra: "Anche quella estrema". Purché sia filo Ucraina

Dopo von der Leyen, il presidente del Consiglio Michel sdogana le forze conservatrici. Si profila così una possibile maggioranza di centrodestra allargato. Un’occasione per Meloni

Charles Michel, 48 anni, presidente del Consiglio europeo

Charles Michel, 48 anni, presidente del Consiglio europeo

Roma, 15 maggio 2024 – Due dichiarazioni in fila di Ursula von der Leyen e Charles Michel sullo stesso tema e con le medesime posizioni. È la presidente della Commissione, in Italia per la campagna elettorale del Ppe, a rompere gli indugi sulle alleanze con una dichiarazione implicita ma chiara. Von der Leyen ha asserito la necessità di un’ampia coalizione di forze pro-europee disposte a cooperare in uno dei momenti chiave della storia del Vecchio Continente. Forze che siano pro-Ucraina e pro-Stato di diritto. Forze in cui il Ppe al momento include anche Fratelli d’Italia, capofila del gruppo dei Conservatori europei.

Poche ore dopo le fa eco il presidente del Consiglio europeo secondo cui nel Parlamento europeo la questione sarà quali saranno i partiti politici pronti a cooperare per sostenere l’Ucraina, difendere i principi democratici e rendere l’Ue più forte. Ma la realtà che vede Michel è più sfumata rispetto all’europeismo ortodosso. "Se osservo i partiti politici che vengono definiti di estrema destra – ha sottolineato – vi sono al loro interno delle personalità con cui si può collaborare, perché condividono gli stessi obiettivi su questi temi mentre ci sono altri con cui non è possibile collaborare".

L’allusione ai Conservatori è molto evidente: Fratelli d’Italia e altri Conservatori “atlantisti” sono i benvenuti in una eventuale grande coalizione post-elettorale mentre i partiti di Identità e Democrazia o i filo-russi come Viktor Orban dovranno restare fuori dalla porta. La dichiarazione di Michel è particolarmente rilevante per due motivi.

Il primo è che il presidente del Consiglio europeo viene dalla famiglia politica dei liberali europei e ciò rende ancor più significativa e realistica l’apertura di credito ai partiti conservatori. Prelude forse a una più ampia accettazione da parte dei centristi, come Macron, di collaborazione con pezzi di quella destra europea un tempo considerata troppo euroscettica e dunque infrequentabile.

Il secondo motivo è che Michel, in modo ancor più esplicito rispetto a von der Leyen, traccia il solco su cui si giocherà la prossima legislatura europea, e cioè quello della difesa e della politica estera. Non più una spaccatura destra-sinistra, o europeisti-euroscettici, ma una divisione tra chi è disposto a sostenere l’Ucraina, rafforzare gli investimenti in difesa e seguire le linee di politica estera americana e chi si contrappone in modo polemico a questo progetto. Questa apertura ai conservatori è paradossalmente favorita non solo dall’indebolimento dei partiti moderati, ma anche dalle spaccature della sinistra sull’Ucraina. È evidente che i partiti di sinistra, più inclini al pacifismo e più restii a investire in difesa, siano considerati meno affidabili dai partiti popolari e liberali che quindi guardano a destra.

Ciò che sembra spuntare all’orizzonte nel Parlamento europeo è una maggioranza allargata, ma al tempo stesso variabile. Su alcune questioni – come politica estera, difesa, ambiente – con la destra conservatrice pronta a fare la sua parte mentre su altre resterebbe in campo la vecchia maggioranza Ursula. Per Fratelli d’Italia si sta materializzando una occasione preziosa e forse unica: entrare nella maggioranza europea, sdoganare i conservatori, avere più voce in capitolo sulla prossima Commissione. Meloni non ha più scuse per evitare questo salto, ma deve rinunciare a compagnie, come quella di Orban, che possono mettere a rischio la svolta.