CHE FARE ? La domanda è appropriata. È la stessa che, con ogni probabilità, ieri pomeriggio avevano in mente Hollande, Renzi, Merkel e gli altri leader europei mentre a Parigi sfilavano contro qualcosa di inafferrabile e a favore di qualcosa di indefinibile. Chiusura ideologica e settaria da una parte, che però ha ben chiari i precetti e gli obiettivi da conseguire, e ostentata determinazione di non scontentare nessuno – il politicamente corretto ormai sembra d’obbligo – dall’altra. Così, però, si perde. La lotta è su due piani, dove le armi e le idee non possono operare in modo disgiunto. Noi, in Europa, con colpevole buonismo e continua mistificazione del concetto di democrazia, abbiamo disarmato ogni nostro vantaggio nel campo delle idee e rinunciato a tutelarci con il rispetto indotto dalle armi.
EPPURE, almeno all’interno, avevamo superato l’esperienza del terrorismo, prima contenuto e poi sopraffatto. Oggi abbiamo sostituito la nostra cultura, le nostre tradizioni e il nostro modo di essere affogando il tutto in un’astratta idea di Europa, che, immobilizzata dagli interessi economici e mutilata di una vera idea politica, sta rivelandosi molto diversa da quella che avevamo sognato. Siamo delusi. Abbiamo perso la spinta, ci siamo adagiati sull’idea di un mondo buono che non esiste. Abbiamo negato le nostre radici, abbiamo creato un vuoto culturale che impigrisce, addormenta, annulla la spinta verso gli ideali, ben diversi dalle ideologie. E con il vuoto abbiamo creato un varco facile a chi, per secoli, nella Storia ha cercato di prevalere sul nostro tipo di civiltà. Le idee forti, specie per i giovani, sono suggestive e fanno facilmente presa. I cattivi maestri – ricordiamo il tempo delle Brigate Rosse – oggi possono ‘esercitare’ senza nemmeno nascondersi. Ritornando al quesito iniziale, è innanzitutto necessario fermare la nostra deriva culturale e ritornare, con coraggio, a riprenderci quei valori che hanno da sempre caratterizzato il nostro pensiero, a cominciare dalla scuola e dalla famiglia.Ma, soprattutto, è necessario ritornare a chiamare le cose e i concetti con il loro nome, altrimenti qualcuno finirà sempre per incespicarsi nelle parole. Occorrerà, poi, saper rinunciare a una piccola parte della nostra libertà per la sicurezza comune.
di Mario Arpino