Lunedì 23 Dicembre 2024
ANTONIO TROISE
Politica

Le nomine a Bruxelles. Fitto alla corte di Ursula, ma la delega è un rebus. Obiettivo: bilancio e Pnrr

Il ministro di FdI agli Affari europei verso la designazione ufficiale. Palazzo Chigi vuole strappare un incarico di peso e la vicepresidenza. L’accorpamento dei portafogli e il flop delle quote rosa sono un ostacolo.

Raffaele Fitto, 54 anni, ministro per gli Affari europei del governo Meloni

Raffaele Fitto, 54 anni, ministro per gli Affari europei del governo Meloni

Sul nome, ormai, ci sono pochissimi dubbi. E già venerdì, nel corso del primo Consiglio dei ministri dopo la pausa estiva, potrebbe arrivare la designazione formale. Toccherà al ministro plenipotenziario degli Affari europei, della Coesione e del Pnrr, Raffaele Fitto – che ieri la premier Giorgia Meloni ha subito incontrato al rientro dalle ferie –, fare le valigie e trasferirsi a Bruxelles su una delle poltrone del nuovo esecutivo europeo von der Leyen.

Fin qui tutto bene. Ma su ruolo, funzioni e compiti del neo-commissario la trattativa è tutt’altro che conclusa. E, come sempre accade in questi casi, le variabili in campo sono tantissime. Anche perché bisogna trovare un delicato equilibrio fra tutti gli Stati membri e, in particolare, quelli più "pesanti". In più l’Italia si presenta con un handicap ulteriore: il partito di governo non ha votato per il bis di von der Leyen e, nelle ultime settimane, i rapporti fra Roma e Bruxelles sono diventati sempre più tesi. Non è stato gradito neanche il ritardo nella designazione del candidato italiano. Ufficialmente la scadenza è quella del 30 agosto. Ma l’Italia è nel ristretto club dei cinque Paesi che non si sono ancora espressi. Un elemento visto come un ulteriore elemento di pressione del governo Meloni per portare a casa un buon risultato.

L’obiettivo di Palazzo Chigi è di strappare per Fitto due deleghe importanti, quella del Bilancio e della Coesione, che si porterebbero dietro anche la poltrona di vicepresidente e, probabilmente, anche il coordinamento del Pnrr. Dalla parte di Meloni gioca anche il peso che l’Italia ha nell’Unione, anche nella sua qualità di socio fondatore. Ma anche l’esperienza di Fitto in Europa, uno dei pochi politici italiani apprezzati da Bruxelles e che conosce a memoria i meccanismi dell’Unione. A sostegno della sua candidatura ci sarebbero anche gli esponenti del Ppe, con la benedizione del ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

Ci sono però due incognite. La prima è il rispetto delle quote rosa, fortemente sostenuto da von der Leyen, che si aspetterebbe da tutti gli Stati anche una candidata (ma ha già registrato un sonoro flop in questo senso). E poi la semplificazione dei portafogli che cambierà l’attuale geografia dei poteri. La Difesa potrebbe essere accorpata all’industria e ci sarà un commissario per la difesa dei valori e della democrazia europea.

Molti Stati, d’altra parte, hanno già mosso le rispettive pedine. La Lettonia ha confermato il falco Valdis Dombrovskis, la Slovacchia il vicepresidente uscente Maros Sefcovic, l’Estonia avrà l’attuale premier Kaja Kallas nel ruolo di Alto rappresentante Ue per la Politica Estera. La spagnola Teresa Ribera, tra i ministri più vicini a Pedro Sanchez, potrebbe occuparsi del Green Deal, ed è questa una delle richieste arrivate dai Verdi in cambio del loro sì a Ursula. La Svezia presenterà la ministra per gli Affari Ue Jessika Roswall, l’Irlanda l’attuale ministro delle Finanze Michael McGrath, la Finlandia l’eurodeputata del Ppe Henna Virkkunen, la Francia di Emmanuel Macron ha optato per il bis di Thierry Breton, puntando però a incarico diverso dal Mercato interno.

Insomma, un complesso gioco a incastri che dovrà accontentare capitali e gruppi politici, soprattutto quelli che sono stati determinanti per il bis di von der Leyen. Insomma, con queste premesse, per Fitto non sarà proprio una passeggiata il suo terzo ritorno nella capitale belga.