Domenica 6 Ottobre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Le mosse del centrosinistra. Calenda si chiama fuori:: "Fronte troppo eterogeneo. Metterà in fuga gli elettori"

Il leader di Azione: in un comitato di liberazione nazionale da Renzi a Santoro io non ci sto "L’instabilità della Francia mette a rischio anche l’Italia. Al centro siamo rimasti solo noi".

Carlo Calenda, Azione

Carlo Calenda, Azione

Roma, 7 luglio 2024 – "Vedersi più spesso non è una linea politica". Per il leader di Azione Carlo Calenda "il punto è costruire un’agenda di governo". E l’intenzione è farlo "confrontandosi non solo col Pd, ma anche con Forza Italia, che lavorano insieme in Europa". Fragilità del debito italiano e instabilità europea affrettano infatti l’urgenza che "le forze di buon senso si trovino insieme su un agenda europeista di responsabilità che tenga insieme l’Italia". E per Calenda la maggioranza Ppe-Pse-liberali di Bruxelles è "la premessa alternativa al bipolarismo che divide quelle forze responsabili", con Azione a fare da "perno centrale liberale".

Nei ballottaggi di oggi in Francia, però, si è scelta la desistenza del Fronte popolare per arginare il Rassemblement national...

"Qualunque sia il risultato, il Paese sarà instabile. E siccome l’Europa poggia su Francia e Germania c’è il rischio che una crisi frani proprio sull’Italia se partisse una speculazione. Se escludono Mélenchon puntellano la situazione, ma con un governo assediato dalle forze anti-sistema e pieno di conflitti. Che dimostra plasticamente lo sbriciolamento del campo liberal-democratico occidentale".

Le destre sovraniste germinano in questa frattura?

"Nessun Paese può regolare da solo le cose. La soluzione non è disintegrare le strutture esistenti, ma cercare di cambiarle. In modo credibile, non proponendo 150 miliardi di spesa come Mélenchon. Sennò si rischia di scatenare una crisi finanziaria. Ciò che Meloni, e ancor più Salvini, non capiscono è che i più contrari a ogni tutela per l’Italia, dopo la Germania che non pagherà né autorizzerà la Bce, sono i sovranisti alla Orban".

Perché lei è contrario alla raccolta di firme per abrogare l’autonomia differenziata?

"Il referendum è un suicidio. Per vincere servono 13 milioni in più di quelli presi alle elezioni da chi lo propone. Siamo alle solite: Landini lancia la palla e Schlein non può chiamarsi fuori dalla contesa per l’egemonia a sinistra cui concorre anche Conte. Poi si aggiungono tutti, da Renzi a Rifondazione, per uno spettacolo a favore di telecamere che finirà per sancire l’autonomia se non passa il referendum. Io voterò e farò campagna per il sì. Ma è una mossa sbagliata, sul terreno più congeniale alla destra. Che invece si dimostra frammentata e minata da Salvini che attacca Tajani e Mattarella per stare con Orban".

Ma il fronte referendario non può favorire un’alternativa?

"Quel fronte è talmente eterogeneo che non potrà mai esprimere un pensiero comune. Non è che al niente della destra possiamo opporre il niente di sinistra: questa polarizzazione allontana solo le persone. Per la prima volta hanno disertato le urne elettori di centro, professionisti, ceti medi. Dobbiamo rafforzare quella parte, in cui oggi c’è solo Azione, nell’ottica di un’alternativa. Ma quando io propongo al Pd un emendamento unico delle opposizioni su salari, sanità e scuola, la risposta di Schlein è il comitato di liberazione nazionale da Renzi a Santoro. Io là non ci sto, lo ritengo sbagliato".

Renzi marca distinguo e ipotizza una nuova Margherita...

"Renzi ha iniziato la legislatura votando La Russa, poi ha cercato l’accordo con FI, ora col Pd. Non farà nessuna Margherita e si farà garantire tre seggi".

E il passo indietro chiesto da Costa e Marattin?

"Neanche commento. Anche perché è già superata dall’ingresso di Italia viva nel Fronte popolare che lascia solo Azione a presidiare l’area centrale".