"Un nuovo inizio" per Stefano Bonaccini. Un sigillo sulle candidature europee per Elly Schlein. Questo il significato dell’ufficializzazione del del nome governatore dell’Emilia-Romagna come capolista del Pd nella circoscrizione Nord-Est in giorno prima della direzione di oggi che dovrà dirimere la partita. Con l’indipendente Cecilia Strada già acquisita capolista al Nord-Ovest in tandem col capogruppo uscente Brando Benifei e il ticket Lucia Annunziata-Antonio Decaro annunciato a suo tempo per il Sud, il tassello Bonaccini annunciato il giorno prima della direzione sancisce di fatto che sarà la segretaria a guidare le liste nelle Isole e soprattutto al Centro. Dov’è acquisito il posto anche del sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Mentre va tramontando l’idea che davvero la segreteria possa adempiere al suo ruolo rinunciando allo scranno a Montecitorio.
"C’è l’accordo unitario", fanno sapere anche i diretti interessati. E oggi in direzione dovrebbero essere presentati non solo i capilista, ma il grosso dei candidati circoscrizione per circoscrizione, salvo l’assenza di "qualche riempitivo" e "qualche difficoltà" ancora al Sud. Dove il Pd è afflitto dalle inchieste pugliesi e insieme dal protagonismo di figure come il governatore campano Vincenzo De Luca. Siccome ogni giorno ha la sua pena, proprio ieri De Luca ha annunciato l’intenzione di correre per un terzo mandato, visto che la legge glielo consente: scelta che lo porterà sicuramente in rotta di collisione col Nazareno, che invece ha prorogato il commissariamento del partito regionale.
Anche Bonaccini avrebbe amato continuare a fare il governatore. Ma, capita l’antifona contraria del partito, ha preteso e ottenuto di guidare le liste nella sua circoscrizione Nord-Est. La segretaria gli affianca la responsabile ambiente Annalisa Corrado, le cui posizioni contrarie ai termovalorizzatori rischiano però di pagare dazio in regioni come Emilia-Romagna e Veneto. Poi sono in corsa per la riconferma Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti. Al Nord-Ovest invece il pericolo è di perdere il quinto seggio. Andrea Orlando si è a maggior ragione sfilato ("ringrazio Elly, ma continuo il mio lavoro in Liguria") per non danneggiare nessuno tra i capilista, Irene Tinagli, Giorgio Gori e – se ricandidata – a Patrizia Toia: i più accreditati di preferenze. Al Sud oltre ai capilista ci sarebbe posto per un eletto soltanto, che dovrebbe essere la conferma di Pina Picierno, anche se Lello Topo gode dei favori di De Luca. E nelle Isole è sicura la conferma di Pietro Bartolo, con Schlein che rinunciando potrebbe far entrare Peppino Lupo o Antonio Nicita.
La rissa è al Centro. Per questo qualche mano maliziosa avrebbe voluto omettere il sindaco di Pesaro. "Non è certo lui che affolla le nostre liste – risponde da Roma il deputato Roberto Morassut –. Arricchirà la lista senza far danni a nessuno, anzi raccogliendo consenso esterno. Adesso, oltre che di liste, occorre costruire una forte proposta politica parlando di pace, Pnrr smontato dalla destra, Mezzogiorno, città e periferie". Una parte di dem laziali sostengono insomma il sindaco pesarese, a dimostrazione di qualche incrinatura nel partito. Il fatto è che nel Centro i posti sono quattro e gli eligendi almeno cinque se la segretaria rinuncia: Nicola Zingaretti, l’uscente Camilla Laureti, l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, Dario Nardella e Matteo Ricci. Di qui il bisogno di sfoltire la concorrenza nel Lazio o in Toscana ad opera del "panino" Zingaretti-Nardella (sostenuto da Dario Franceschini), che infine potrebbe andare a scapito del presidente del Consiglio regionale toscano Antonio Mazzeo.