Roma, 27 agosto 2015 - I NUMERI del lavoro non tornano. Il ministero del Welfare tenta di correre ai ripari. Ma il pasticcio è fatto. E le nuove cifre finiscono per creare una confusione ancora maggiore. Tant’è che, fino a tarda sera, è tutto da chiarire il mistero dei contratti a tempo indeterminato spariti in sole 24 ore: si tratta di 302.827 occupati stabili che si sono volatilizzati in un giorno e una notte. Raccontano che quando il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, ha visto gli ultimi dati sul lavoro messi in fila dal ministero di Via Veneto, si sia messo le mani nei capelli: non un numero che tornasse. Per l’ennesima volta quest’anno. Altrettanto allarmato – dicono i beninformati – si è mostrato il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei.
A QUEL punto, dopo un giro di consultazioni tese e agitate tra gli statistici del Ministero, si è cercata una via d’uscita. Da qui una nota che, però, lascia ampi margini di dubbi sui numeri reali del lavoro del 2015. Nei primi 7 mesi – si legge – si sono registrati 327.758 contratti a tempo indeterminato in più e non 630.585 come comunicato l’altro ieri (il 25, ndr).
La cifra somma il saldo fra attivazioni e cessazioni (+117.498) e stabilizzazioni (210.260). In pratica, da un giorno all’altro, sono scomparsi 302.827 lavoratori a tempo indeterminato mal conteggiati.
«Nella tabella corretta — continua la nota — l’incremento delle attivazioni dei contratti a tempo indeterminato» sullo stesso periodo del 2014 «è del 39,3% anziché del 30,5%» di ieri (sono stati attivati nel complesso 5.150.539 contratti e non 4.954.024 come erroneamente comunicato). Al contrario, però, è pesantissima la correzione effettuata sulle cessazioni di contratti: secondo le tabelle corrette, nei primi sette mesi del 2015 le cessazioni sono state 4.014.367 e non 2.622.171 come precedentemente annunciato, 1.392.196 in più.
«IERI (il 25, ndr) — chiude la nota – è stata diffusa una tabella nella quale, purtroppo, un errore nei calcoli relativi alle diverse componenti ha prodotto valori non esatti». Che ci sia – come ha osservato anche ieri a Rimini il Ministro Poletti – una tendenza alla trasformazione dei contratti precari in quelli più stabili, anche o soprattutto per effetto del bonus contributivo, non c’è dubbio. Ma quale sia l’entità dei «veri» nuovi contratti a tempo indeterminato è tutto da capire. E allora, non a caso, tornano di attualità le parole – poi in parte diplomaticamente limate – del presidente dell’Istat, che qualche settimana fa ha parlato di uso politico dei dati, aggiungendo: «Da mesi assistiamo a un desolante caos dei dati sul lavoro che indebolisce l’Istat e disorienta i cittadini».
Una denuncia che ha spinto Ministero, Inps e Istat a concordare una comunicazione unica delle cifre. Ma da settembre. Siamo ancora ad agosto. E la confusione può regnare sovrana.