Mercoledì 13 Novembre 2024

L’attacco di Liliana Segre: "Premierato allarmante"

La senatrice a vita Liliana Segre critica il ddl Casellati in Senato, definendolo una "sperimentazione temeraria" che mina la rappresentatività del Parlamento e il ruolo del presidente della Repubblica. L'opposizione si schiera contro l'elezione diretta del premier. Il suo intervento potrebbe influenzare un futuro referendum.

L’attacco di Liliana Segre: "Premierato allarmante"

L’attacco di Liliana Segre: "Premierato allarmante"

"Non tutto può essere sacrificato in nome dello slogan ’scegliete voi il capo del governo!’. Anche le tribù della preistoria avevano un capo". Con queste parole la senatrice a vita Liliana Segre ha concluso il suo intervento in Senato durante la discussione generale sul premierato, con un discorso estremamente critico sul ddl Casellati, in cui ha ravvisato "aspetti allarmanti" su cui – ha detto – "non posso e non voglio tacere". Parole rimbalzate sui siti di informazione e sui social e che potrebbero avere un notevole peso in un futuro referendum. Ieri durante la discussione generale i senatori d’opposizione hanno tutti confermato la propria contrarietà all’elezione diretta e al meccanismo del Parlamento eletto "a trascinamento" del candidato premier. Per di più senza garanzie di un ballottaggio. Ma è stato l’intervento della senatrice a vita a caratterizzare la giornata per la nettezza degli argomenti contro il ddl: innanzitutto sul metodo seguito dalla maggioranza ("una prova di forza") e in secondo luogo sul merito ("una sperimentazione temeraria"). Secondo Segre il testo, con l’elezione del Parlamento a trascinamento del candidato premier, "produce un’abnorme lesione della rappresentatività del Parlamento, ove si pretenda di creare a qualunque costo una maggioranza al servizio del presidente eletto, attraverso artifici maggioritari tali da stravolgere al di là di ogni ragionevolezza le libere scelte del corpo elettorale". Inoltre, ha insistito Segre, la riforma produce "il drastico declassamento a danno del presidente della Repubblica"; questi "non solo viene privato di alcune fondamentali prerogative, ma sarebbe fatalmente costretto a guardare dal basso verso l’alto un presidente del Consiglio forte di una diretta investitura popolare". E con la maggioranza assoluta, il premier avrà anche il controllo delle nomine dei giudici della Corte costituzionale "e degli altri organi di garanzia".

Meloni ha difeso il testo per poi sottolineare che il referendum "non riguarderà" lei bensì "il futuro".