Passano i giorni e i contorni di quella che tutti hanno definito – senza esagerazione alcuna, visto il numero dei morti – come un’Apocalisse diventano più chiari e allo stesso tempo tragici.
IL PARCHEGGIO-CIMITERO
"È un cimitero, un cimitero". Quasi gridano, con le ultime forze che hanno in corpo e per liberarsi di quello che hanno appena visto, i sommozzatori militari della Ume, appena riemersi. Solo ieri sono riusciti a entrare nel parcheggio sotterraneo del centro commerciale Bonaire, vicino a Aldaya. Anche qui il livello dell’acqua è salito fino a tre metri, e il parking, con 5.700 posti disponibili, è diventato una trappola mortale. Nel momento dell’inondazione, martedì pomeriggio, i negozi di abbigliamento, i ristoranti e i cinema erano aperti e in zona c’erano centinaia di persone. ll parking diventato in fretta una trappola mortale era "gratis e a tempo illimitato". Anche l’accesso dalle scale mobili al centro commerciale è completamente devastato, bloccato non solo dall’acqua, ma anche dai resti e dai detriti portati dalla violenza della piena. Anche uscire da là era impossibile. Quando la Direzione del centro commerciale ha deciso l’evacuazione, molti clienti si sono recati a prendere le auto; vedendo l’acqua salire, su indicazione degli addetti alla sicurezza sono subito tornati ai piani alti dove sono stati accolti nel cinema del centro. La conta diventa difficile, tanto che c’è chi sostiene che il numero delle vittime potrebbe essere addirittura "incalcolabile".
Il premier Pedro Sanchez ha annunciato l’invio di 5mila soldati e altri 5mila tra poliziotti e gendarmi per aiutare gli abitanti del sud-est. Oggi è atteso l’arrivo del re: Felipe VI sarà con la moglie Letizia Ortiz a Valencia. E domani il sovrano presiederà la riunione del comitato di crisi a Madrid.
CONTINUANO LE POLEMICHE
È il peggior disastro degli ultimi decenni nella storia della Spagna non meritava, per la Generalitat Valenciana, il massimo livello di allerta previsto dalla sua legislazione: emergenza catastrofica. Lo scrive El Paìs indicando un colpevole preciso: il presidente della Regione di Valencia Carlos Mazón. Perché l’allerta 3 avrebbe comportato da parte sua l’assunzione del comando delle attività di emergenza. E così sarebbe diventato anche giuridicamente responsabile di eventuali conseguenze.
LA LEGGE ANDALUSA
Per questo ha deciso di limitarsi a esserlo solo politicamente, pubblicando sui suoi canali un video in cui diceva che l’emergenza sarebbe rientrata per le 18 del giorno della catastrofe. E poi cancellandolo, scatenando così l’effetto Streisand e facendolo finire sui giornali e i social media. La legge sulla protezione civile e la gestione delle emergenze della Generalitat prevede all’articolo 12.4 che, quando c’è una situazione di pericolo, il presidente possa dichiarare l’emergenza catastrofica. L’interesse nazionale può essere dichiarato soltanto per l’emergenza di livello 3. Questo comma della legge è stato aggiunto nel 2020 dal socialista Ximo Puig, dopo l’emergenza Covid e l’assunzione dei poteri da parte del governo centrale. Ieri lo stesso premier Pedro Sanchez ha lanciato un nuovo appello all’unità. "Ci sarà il tempo di guardare indietro e appurare le responsabilità, come è avvenuto dopo la pandemia di Covid 19 – dice Sanchez –. Ma ora è necessario orientare gli sforzi al colossale compito che abbiamo davanti, mantenere il nostro Paese unito".
Il COMANDO UNICO
Non essendo stato attivato il livello di emergenza catastrofica, il comando unico dell’operazione al momento continua a essere detenuto dall’assessore regionale responsabile della protezione civile e della gestione dell’emergenza, Salomé Pradas. Sotto di lei, il massimo responsabile è il direttore dell’Agenzia Valenciana per la sicurezza, Emilio Argüeso, che è entrato nel posto di comando avanzato il giorno dopo l’alluvione. In pratica, la direzione tecnica delle operazioni è stata esercitata nelle ore cruciali da José Miguel Basset, l’ispettore capo del Vigili del Fuoco di Valencia. Con l’allerta a livello 2 la Generalitat ha mantenuto la direzione dell’emergenza. Il governo si è limitato a rispondere alle richieste delle autonomie. Intanto una donna ha trascorso tre giorni intrappolata in un’auto in fondo a un sottopassaggio vicino Valencia. I soccorritori hanno sentito la donna gridare mentre stavano liberando il tunnel.