
Giuseppe Conte e Matteo Salvini ai tempi del governo gialloverde (2018-2019)
"Porteremo la protesta ovunque e a chiunque". Con buona pace dei propositi diplomatici del faccia a faccia dei giorni scorsi a palazzo Chigi, nel corso del quale governo e magistratura sembravano voler stemperare le polemiche, lo scontro tra poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) dello Stato ha fatto un ulteriore salto e scarto di qualità. Il governo si trova infatti in trincea come non mai contro le toghe. Nemmeno ai tempi di Berlusconi lo scontro era stato altrettanto accesso. Tanto è vero che allora la riforma con la separazione delle carriere tra pm e giudici, tra magistratura requirente e giudicante, non arrivò in porto. E tuttavia oggi costituisce l’intervento riformatore determinante per l’esecutivo, dopo che il controverso premierato, "madre di tutte le riforme", è stato sostanzialmente demandato alla prossima legislatura.
E, stanti le maggioranze blindate in parlamento, ormai sia la maggioranza che soprattutto le toghe e le opposizioni che le sostengono guardano espressamente al referendum costituzionale che dovrà sancire la riforma. La sentenza della corte di Cassazione – che ha condannato al risarcimento dei migranti trattenuti in porto dopo il salvataggio all’insegna delle millenarie regole del mare da parte della nave Diciotti – ha fatto scattare l’ennesima polemica. Dal quinto piano del Palazzaccio di piazza Cavour a Roma, cuore della Giustizia italiana, arriva l’avvertimento dei magistrati, tutt’altro che rassegnati dopo il tiepido incontro con la premier Meloni e la polemica sul caso Diciotti. Forti del partecipato sciopero della settimana scorsa (circa l’80% ha incrociato le braccia), le toghe si dicono pronte a continuare la mobilitazione con eventi e manifestazioni in ogni città, nell’attesa di incontrare, entro la fine di marzo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "Sarà un momento importante e non puramente formale", sostiene il presidente dell’Anm, Cesare Parodi, esponente della corrente moderata di Magistratura indipendente. Il Capo dello Stato, considerato da Parodi uomo "straordinario per chiarezza, lucidità e coraggio", è del resto il presidente dell’organo di autogoverno della magistratura, il Csm.
Sul caso Diciotti, "non solo si è trattato di una palese violazione della divisione dei poteri ma sono state attaccate le Sezioni Unite della Cassazione, il massimo organismo di espressione della giurisdizione", contestano le toghe a proposito delle polemiche che l’incontro con l’esecutivo avrebbe dovuto disinnescare. Replica l’azzurro Enrico Costa, contestando che i magistrati per primi non rispettano i principi di separazione dei poteri che invocano. Le toghe contestano la deriva propagandistica che ormai domina la vicenda, a cominciare dalle polemiche sul risarcimento dei migranti deliberato dai giudici. "Il compito dei magistrati – afferma il segretario dell’Anm Rocco Maruotti, polemizzando col ministro di Giustizia, Carlo Nordio – non è collaborare con il governo di turno ma applicare la legge".
Cosimo Rossi