Sabato 5 Ottobre 2024
BRUNO VESPA
Politica

L’analisi di Vespa. Sull’autonomia dialogo tra sordi (anche alleati)

La maggioranza si divide ancora sulle competenze. L’opposizione critica, ma fece la riforma del 2001.

L’analisi di Vespa. Sull’autonomia dialogo tra sordi (anche alleati)

Roberto Calderoli, 68 anni

Il percorso dell’autonomia regionale si semplifica e si complica. Si semplifica perché quattro regioni del Nord (Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria) hanno chiesto al ministro Calderoli di poter procedere con la gestione diretta di un numero di materie variabili tra le nove del Veneto e le sei di Liguria e Piemonte. Sono materie che non hanno bisogno dei famosi Lep (i livelli essenziali di assistenza) che saranno definiti soltanto tra due anni. E sono state richieste sì, da quattro regioni di centrodestra, di cui soltanto due leghiste, la Lombardia e il Veneto. Colpisce che alla stessa velocità voglia muoversi il Piemonte guidato da Alberto Cirio di Forza Italia: laddove il suo partito è più che freddo sull’Autonomia.

Il percorso si complica perché due materie sulle quali le quattro regioni vogliono muoversi subito (Commercio estero e Protezione civile) le vedono in netto contrasto con i ministri competenti. Sul primo punto, probabilmente Antonio Tajani fa bene a resistere. Il Commercio con l’estero rappresenta più del 30% del Pil ed è impensabile uno spacchettamento per venti. Nel momento in cui il governo coinvolge le imprese in una missione estera importante deve parlare a nome dell’intero sistema-Paese. Ed è debole l’obiezione di Luca Zaia secondo cui alcune regioni possono muoversi in maniera più snella agendo da sole. Già nel turismo vediamo le anomalie di una promozione troppo frammentata, quando dovremmo essere più bravi a vendere innanzitutto l’Italia, la cui stessa collocazione geografica è imprecisa per qualche miliardo di persone.

Più ragionevole, invece, è il decentramento della Protezione civile, nonostante le riserve del ministro Nello Musumeci. Qui hanno ragione Zaia e i suoi colleghi del Nord a sostenere che le regioni farebbero prima a stabilire le deroghe in caso di emergenza rispetto ai tempi richieste da quelle statali. E anche sull’ambiente sarebbe corretto decentrare le valutazioni sull’impatto ambientale, oggi rimesso al ministero. Sarebbe utile, vista la delicatezza del tema, un ragionamento costruttivo invece della campagna politica contro la nuova legge mossa anche da regioni come l’Emilia-Romagna innanzitutto, che nel 2018 si affiancò per prima a Lombardia e Veneto nelle prime richieste di materie autonome, ma anche Campania e Puglia che si associarono successivamente.

Né si dimentichi che oggi si ragiona si una legge ordinaria applicativa della famosa riforma del Titolo V della Costituzione approvato in Parlamento con tre soli voti di maggioranza dal centrosinistra nel 2001, quando prima delle elezioni politiche di quell’anno Massimo D’Alema tentò invano di ingraziarsi i favori dell’elettorato leghista, "costola della sinistra"…