Roma, 30 novembre 2024 – Ieri pomeriggio Matteo Salvini è rientrato di corsa a Milano saltando il Consiglio dei ministri perché suo figlio si è infortunato giocando a pallone. Ma l’aria è tale che è durata a lungo la caccia per scoprire che cosa ci fosse dietro i ‘motivi familiari’ con i quali è stata giustificata l’assenza. Giorgia Meloni s’illudeva di essersi conquistata la tranquillità avendo i suoi due partner sostanzialmente appaiati nei risultati delle elezioni nazionali, con Fratelli d’Italia dotato di più del triplo dei voti. E invece è bastata la caduta della Lega alle ultime regionali per alimentare la rivalsa di Forza Italia (in rimonta), anche se la dotazione parlamentare leghista è molto più forte. Così FI vota con l’opposizione per salvare l’aumento a 90 euro del canone Rai e la Lega ricambia immediatamente bocciando un provvedimento sanitario in favore della Calabria, regione guidata da un presidente forzista.
L’opposizione ha festeggiato parlando di maggioranza spaccata, ballando la macumba e organizzando sedute di magia nera in attesa di crisi, rimpasti e quant’altro. In realtà sia Salvini che Tajani hanno subito circoscritto l’incendio e per spegnerlo Salvini ha detto che Fitto va sostituito con una figura di Fratelli d’Italia per non turbare gli equilibri governativi.
Le tensioni restano, ma la solidità della maggioranza è necessaria a fronte di una opposizione sempre più radicale. Nella giornata dello sciopero generale, Elly Schlein ha detto che il governo è contro i lavoratori evocando un clima da Togliatti contro De Gasperi in piena guerra fredda, anche se Di Vittorio – il più grande segretario della Cgil – non ha mai osato evocare la ‘rivolta sociale’ come ha fatto Landini. Di qui la sostanziale assenza di ogni prospettiva di collaborazione. E questo è un peccato perché gli scontri frontali non hanno mai portato a nulla di buono, soprattutto quando le piazze si agitano più del necessario e perfino nella manifestazione a favore delle donne si son riviste mani mimare il gesto della P38 e uditi slogan come "uccidere un fascista non è reato", che portano persone della mia età a rievocare giorni bui della propria giovinezza.
La verità – dice Schlein – è che "questa commissione von der Leyen non è la nostra commissione". La segretaria del Pd, costretta a votare Fitto per la posizione di Mattarella, non ha digerito (e si può capirla) il sostanziale cambio di maggioranza a Bruxelles. Tutti i gruppi politici europei si sono spaccati al momento del voto: i socialisti (italiani a favore), i verdi (italiani contro), la sinistra (5 stelle contro), i liberali, i conservatori (Fratelli d’Italia a favore). Contro, come previsto, tutti i patrioti, Lega compresa, che però aveva votato a favore di Fitto.
La Meloni si è confermata perciò centrale in Europa, solidamente legata ai Popolari che su temi strategici come la transizione ecologica e l’immigrazione avranno dalla loro sia i conservatori che i detestati patrioti, esclusi da ogni incarico, ma strategici per fare maggioranza quando serve. Comunque la si pensi, è bene che l’Europa si rassodi al più presto perché dopo il 20 gennaio non venga considerata da Trump un’espressione geografica, come nel 1847 Metternich giudicava l’Italia.