Il percorso di Giorgia Meloni e del suo governo non è facile. Anche la prossima manovra economica sarà povera, vista la scarsezza di fondi disponibili, pur se giovedì il ministro dell’Economia Giorgetti, avarissimo di promesse, ha detto che il taglio del cuneo fiscale sarà ‘strutturale’, cioè permanente. Anche se usciti dalla cronaca quotidiana, Autonomia e Premierato si annunciano come due belle Via Crucis. Eppure il presidente del Consiglio affronta questo quadro più che complesso nel momento di più alto consenso da quando siede a Palazzo Chigi.
Nessuno si aspettava che Fdl prendesse il 29 per cento alle elezioni europee e il sondaggio su questa settimana di Antonio Noto per Porta a porta lo fa salire al 30. Rispetto a tre mesi fa il Pd è arretrato di due punti al 22 per cento, mentre il Movimento 5 Stelle è aumentato di due punti e mezzo al 22,5. Gli analisti spiegano il piccolo ribaltone di voti tra Pd e M5S con il fatto che alle Europee si vota con le preferenze, terreno da sempre ostico per i grillini (e favorevole a un partito bene strutturato come il Pd ), ma sorprende che i Fratelli crescano con qualunque formula elettorale.
Quando la Meloni si astenne sulla nomina della Von der Leyen al suo secondo mandato e i Conservatori le votarono contro, si disse che l’Italia era irreparabilmente isolata in Europa e che mai Fitto avrebbe avuto una vicepresidenza esecutiva alla pari con i Paesi che avevano votato per il rinnovo del mandato presidenziale. L’isolamento non è stato mai vero, al di là delle apparenze, perché l’alleanza con Meloni e lo stesso Fitto serve alla Von der Leyen e al Partito popolare europeo per mantenere a distanza su certi controversi dossier sia i socialisti che soprattutto i Verdi (vedi gli eccessi del Green Deal così pericolosi per l’industria tedesca). E invece come sappiamo Raffaele Fitto non solo ha avuto la vice presidenza esecutiva, ma la competenza esclusiva per Coesione (378 miliardi di cui 43 destinati all’Italia, tutti raddoppiati nella prossima legislatura, ma assegnati in questa). Inoltre Riforme e Sviluppo regionale: e si sa quanto l’Italia vi sia interessata.
C’è poi il Pnrr che vale più di 600 miliardi. Qui l’opposizione ha detto che la competenza è del commissario all’Economia Dombrovskis e che Fitto ha avuto deleghe che in precedenza erano del Portogallo, paese di dieci milioni di abitanti. Non è corretto. Nella lettera di nomina a Fitto è scritto che lui "guiderà il Pnrr insieme con il Commissario all’Economia e alla Produttività". Alla pari. E si può capirlo perché così si affianca un ‘falco’ popolare del Nord a una ‘colomba’ conservatrice del Sud. Nella passata legislatura, il Commissario all’Economia era Gentiloni, che doveva coordinarsi in posizione subordinata col vicepresidente lettone (due milioni di abitanti). Stavolta l’Italia ha la vice presidenza esecutiva e la Lettonia un commissario, sia pure di grande importanza. Si aggiunga che Fitto è chiamato all’ ‘help guide’ (aiuto a guidare) dei commissari competenti su Agricoltura, Trasporti, Turismo, Pesca ed Economia del mare. È poco? Secondo il sondaggio di Noto, Fitto saprà rappresentare tutta l’Italia e questa battaglia è stata una vittoria di Giorgia Meloni.