Sabato 15 Marzo 2025
BRUNO VESPA
Politica

Riarmo, l’analisi di Vespa: “Il governo troverà l’asse. Per il Pd è più difficile”

I dem hanno sempre vinto alle urne col riformismo

La segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, 38 anni ha ribadito il suo no al piano di riarmo di Ursula von der Leyen

La segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, 38 anni ha ribadito il suo no al piano di riarmo di Ursula von der Leyen

Roma, 15 marzo 2025 – Si dovrà aspettare martedì per capire fino in fondo quel che è successo mercoledì scorso al Parlamento europeo. Sulla proposta von der Leyen di stanziare 800 miliardi in quattro anni per aumentare la difesa europea, Fratelli d’Italia e Forza Italia votarono a favore, la Lega votò contro come i 5 Stelle e Verdi sinistra e il Pd si spaccò a metà con 10 voti a favore e 11 astensioni. Sull’Ucraina, Fratelli d’Italia si astenne per la durezza della mozione contro gli Stati Uniti. Forza Italia fu favorevole, Lega ancora contraria, Pd favorevole con alcuni dissensi.

In campagna elettorale la Lega ha sottoscritto un documento di maggioranza sulla politica estera che la vincola alla lealtà, a meno che le altre componenti della coalizione non deraglino dalla linea abituale. Viviamo in momento eccezionale che nessuno poteva prevedere. Uscire da una posizione europeista e filo atlantica che caratterizzò anche il governo Lega/M5s sarebbe impensabile anche per il partito di Salvini. Giorgia Meloni ha smentito recisamente, anche nelle conversazioni con i suoi, che ci sia stato il forte incidente con Giancarlo Giorgetti di cui si è parlato. Ma è vero che la vicinanza del congresso della Lega e i continui rilanci di Matteo Salvini contro le spese per la difesa procurino nervosismi a palazzo Chigi.

Su temi di questo genere si rischiano le crisi di governo e poiché è impensabile che la rottura dell’alleanza giovi a Salvini, è verosimile che si troverà un aggiustamento.

Paradossalmente più complicata la posizione dei Democratici. La linea di politica estera di Elly Schlein è diversa da quella tradizionale del suo partito, fin dalla nascita del Pd. I quattro presidenti del Consiglio espressi da quell’area negli ultimi trent’anni (Prodi, Letta, Renzi, Gentiloni) hanno sempre avuto una rigorosa posizione filo atlantica. Schlein viene da un mondo diverso, ha conquistato per questo la segreteria del Pd e lo rivendica con orgoglio. È andata bene alle elezioni europee, dove contano molto le preferenze, perché ha candidato gli esponenti della minoranza che ne erano più dotati. Ma la sua linea resta un’altra e nella votazione di Strasburgo su ReArm per un soffio non è finita in minoranza. Molti chiedono un chiarimento o addirittura un congresso.

Schlein ha raccolto la sfida ed è pronta alla conta, sicura di vincere perché al momento non esistono candidati alternativi. Ma distinguersi su un tema cruciale da tutti gli altri partiti socialisti europei la allontana dalla possibilità di governare perché il Pd – quando ha vinto – lo ha fatto su posizioni riformiste. La sua posizione è vicina a quella di Conte, che ha dimenticato i tempi della vicinanza a Trump, che lo chiamava Giuseppi, e l’approvazione di molti provvedimenti sul riarmo italiano, compreso il raggiungimento del 2% del Pil (40 miliardi all’anno) ben superiore all’1.51 attuale. Un’inedita coalizione di sinistra-sinistra con una posizione in politica estera così divisiva ha davvero la possibilità di affermarsi? Vedremo….