Roma, 21 dicembre 2024 – Ebbene, c’è un giudice a Palermo. La sentenza del tribunale che ieri sera ha assolto Matteo Salvini dall’accusa di sequestro di persona per il caso Open Arms perché il fatto non sussiste, ricalca, come vedremo tra poco, analoga motivazione del gip di Catania che non lo mandò a giudizio per aver trattenuto i migranti su Nave Gregoretti. È una sentenza coraggiosa che smonta tutto il modo di procedere di alcune ong. Ha dato ragione alla difesa che ha documentato l’ostinazione della nave nel voler raggiungere Lampedusa rifiutando altri porti messi a disposizione e anche la possibilità di essere sbarcati per i profughi che documentassero disagio nello stare a bordo (disagio, non malattia).
Naturalmente la storia proseguirà in appello e in Cassazione, ma questa vittoria non è solo di Salvini, ma di una intera politica governativa – ora condivisa anche in Europa – di arginare l’ondata migratoria. Non a caso ieri sera Giorgia Meloni ha salutato la sentenza dicendo che "difendere i confini non può essere mai reato". E lo stesso Salvini, intervenendo a Cinque minuti su Raiuno, ha distinto gli immigrati integrati che lavorano e sono utili al Paese e quanti fuggono dalle guerre da quelli che vogliono imporre la loro presenza, anche se – aggiungiamo noi – cercano una vita migliore.
Nonostante l’assoluzione, è difficile non parlare di processo politico per Salvini. Ed è sconcertante, qualunque posizione politica si abbia, che in Italia la sorte di una persona sia legata a un cambio di maggioranza. Nel 2019 Salvini era in maggioranza con il M5s e la maggioranza negò l’autorizzazione a procedere per il ‘sequestro di persona’ dei migranti raccolti da Nave Diciotti della Guardia costiera italiana. Nel 2020 il M5s aveva cambiato partner andando con il Pd ed ecco lo stesso Senato concedere l’autorizzazione per il trattenimento dei migranti sulla nave ong Open Arms. Nel 2021 si celebrò un processo gemello di quello concluso ieri sera in primo grado a Palermo. Salvini era accusato di aver trattenuto indebitamente, nel 2019, 164 migranti salvati da Nave Gregoretti, anch’essa della Guardia costiera italiana. Ma il 14 maggio 2021 il giudice per le indagini preliminari di Catania, Nunzio Sarpietro, stabilì di non doversi procedere nei confronti di Salvini perché "il fatto non sussiste", cioè il sequestro di persona non c’era stato. Poiché tuttavia il diavolo è imprevedibile, ecco che fa uscire una conversazione che conferma che anche la magistratura – e non solo le maggioranze variabili – attiva processi politici.
Nel 2018, nominato da poco ministro dell’Interno e autore dei famigerati ‘decreti sicurezza’, Salvini veniva attaccato anche pubblicamente dalle correnti di sinistra della magistratura. Luca Palamara, ancora non travolto dall’inchiesta dell’hotel Champagne dove politici e magistrati trattavano (come sempre) sulle nomine dei giudici, parlò del ‘caso Salvini’ con il procuratore capo di Viterbo, Paolo Auriemma. Questi gli disse che non vedeva alcun reato nel tentativo del ministro di arginare l’immigrazione clandestina. E Palamara: "Hai ragione, ma adesso dobbiamo attaccarlo".
Cambierà qualcosa dopo la sentenza di ieri sera? Ne dubitiamo, purtroppo, fino a quando verrà approvata una profonda riforma della giustizia.