Lunedì 30 Dicembre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

L’amarezza del Nazareno. Pd contro i no di Conte: "Pregiudiziali inaccettabili". Ma i 5 Stelle insistono

Il vicepresidente del Movimento Ricciardi conferma l’aut aut sulla compatibilità con Renzi. Schlein convoca la segreteria, ma non mette all’ordine del giorno la questione

Il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte, 60 anni, e la segretaria dei democratici Elly Schlein (39)

Il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte, 60 anni, e la segretaria dei democratici Elly Schlein (39)

Roma, 3 ottobre 2024 – "Se c’è il simbolo di Italia viva, non c’è il Movimento 5 Stelle". A 48 ore dal de profundis del campo largo pronunciato da Giuseppe Conte, il vicepresidente del Movimento Riccardo Ricciardi conferma l’aut aut "politico e di principio" in merito alla compatibilità con Matteo Renzi e il suo partito nell’ambito dello schieramento elettorale di centrosinistra. Più che un sasso, un macigno nelle acque mai quiete dello stagno progressista. Che ha investito e spiazzato i facili ottimismi unitari del Pd di Elly Schlein. Non solo in vista delle imminenti elezioni in Emilia-Romagna, Liguria, Umbria, ma anche delle prossime sfide regionali del 2025 (Campania, Toscana e Puglia governate dal centrosinistra; Marche e Veneto amministrate dal centrodestra e Val d’Aosta dagli autonomisti), che costituiscono sempre la premessa fondamentale in vista delle elezioni politiche.

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"Un vero ginepraio", confidano dal Nazareno. Dove ieri la segretaria Schlein ha riunito la segreteria dem, ma con all’ordine del giorno unicamente la crisi in Medio Oriente – per esortare Italia e Europa a esercitare "un ruolo attivo" per "fermare questa devastante escalation di conflitti" –, ma senza proferire parola sulla politica interna, all’insegna della consegna del silenzio e la testardaggine unitaria che i dem si sono autoimposti. E che si infrange però con l’urgenza concreta di chiudere le alleanze in Emilia-Romagna e Umbria, dopo che in Liguria la vicenda si è risolta con la libertà di voto da parte di Italia viva. Perciò il presidente dem, l’eurodeputato Stefano Bonaccini, a incaricarsi di giudicare "inaccettabili i veti e le pregiudiziali personali" posti da Conte.

Michele de Pascale in Emilia-Romagna è stato chiaro riguardo al fatto che siglerà l’alleanza con Italia viva, considerato anche che il M5s ha un consenso esiguo nella Regione. Anche in Umbria la sindaca di Assisi Stefania Proietti, candidata civica del centrosinistra, non intende subire veti, ma nella regione dove i 5 Stelle alle Europee hanno preso l’8,9% i candidati renziani dovrebbero dissimularsi nelle liste civiche salvando la situazione per salvare il salvabile.

Ciò non toglie che "i nodi vengono al pettine", come rileva un senatore dem di lungo corso, secondo cui "se imposti le alleanze sui trattini, basta ne venga meno uno e cade l’edificio". La leadership dem avrebbe cioè delegato troppa rappresentanza a Renzi da una parte e M5s e Avs dall’altra, invece di cercare di svolgere il "ruolo egemonico" proprio del Pd. Un esempio per tutti: il fatto che Schlein abbia incontrato il mondo della finanza a porte chiuse a Milano, come se ci fosse di che vergognarsi invece di rivendicare il dialogo con tutta la società nazionale. Il ruolo di rappresentante e interlocutore rispetto ai ceti moderati che Renzi si è autoattribuito – compreso l’attivismo sul matrimonio Stellantis-Renault, rispetto cui Carlo Calenda contesta da Azione la titubanza del Nazareno a vantaggio degli interessi della famiglia Agnelli-Elkann – non va giù neanche ai riformisti dem. E ancor meno va giù che Schlein glielo abbia lasciato assumere, se non per volontà per insipienza.

Dal canto loro i 5 Stelle sono alle prese con la Costituente e le minacce di scissione da parte dei fedelissimi grillini. Anche se la totalità dei parlamentari sta con Conte, a eccessione forse della senatrice Mariolina Castellone, un partitino grillino potrebbe far danni enormi al Movimento. Che, a differenza dei dem, non ha l’urgenza esistenziale del governo è può tirare la corda nella consapevolezza del proprio apporto determinante in vista delle politiche. "Imbarcarsi con Renzi è un errore – ribadisce Ricciardi –. Vogliamo realizzare un’offerta politica in grado di vincere e trovarsi sabotati dal giorno dopo da Renzi sarebbe controproducente".