Giovedì 2 Gennaio 2025
ELENA G. POLIDORI
Politica

L’agenda di palazzo Chigi. Dalle riforme alle regionali. Tutti i dossier da chiudere

Votata la Finanziaria e messa a tacere (per ora) la voglia di rimpasto della Lega. Per la premier i primi scogli del 2025 si chiamano De Luca, Rai e Consulta.

Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini (ImagoE)

Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini (ImagoE)

Roma, 2 gennaio 2025 – Il caso di Cecilia Sala (la giornalista italiana arrestata in Iran) arrivato come un fulmine a ciel sereno e di difficile soluzione. Ma anche il decreto Milleproroghe fino al nuovo decreto sull’invio di armi all’Ucraina. E le riforme, tema che al solo nominarlo provoca sudori freddi. Ma l’obiettivo va raggiunto, dalla separazione delle carriere dei magistrati al nodo Autonomia fino alla ripresa dell’iter sul premierato. Sullo sfondo, ancora la questione migranti e lo stallo sull’elezione di quattro giudici della Corte costituzionale, nonché la nomina di Simona Agnes alla presidenza Rai, fino alle fibrillazioni interne alla maggioranza, da far rientrare, sulle possibili modifiche al ddl sicurezza.

Pare una partenza ripida, in salita, quella che il governo Meloni si appresta ad intraprendere non appena riapriranno le Camere, lasciando alle spalle un 2024 segnato dalla paura dopo il ko in Sardegna, il sospiro di sollievo dopo la riconferma di Marco Marsilio in Abruzzo, poi le vittorie in Piemonte e soprattutto nella Liguria colpita dalla vicenda Toti. Un saldo che, al netto delle sconfitte in Emilia-Romagna e Umbria, viene considerato positivo dal centrodestra. "La coalizione, lo testimoniano anche i sondaggi, è in ottima salute" ripetono i deputati di maggioranza. Ciò nonostante i continui scontri che si sono registrati durante questi dodici mesi tra i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, e dei contrasti che in Parlamento hanno portato il governo presieduto da Giorgia Meloni a soccombere in commissione Bilancio al Senato sul ddl fiscale, riguardo all’emendamento della Lega che avrebbe voluto confermare il taglio del canone Rai.

Ma ora c’è anche in altro scoglio da superare, un nodo politico che porta con se conseguenze inattese: si apre, infatti, con il nodo del terzo mandato che potrebbe creare fibrillazioni nella maggioranza. Si parte dalla norma approvata dal Consiglio regionale della Campania, che permetterebbe a Vincenzo De Luca di correre per il terzo mandato consecutivo alla guida della Giunta. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari dice che il governo potrebbe presentare ricorso dinanzi alla Corte Costituzionale. La decisione verrà presa nella prima riunione del Consiglio dei ministri di gennaio, anche se sbarrare la strada a De Luca vuol dire di fatto formalizzare lo stop pure al leghista Luca Zaia.

Nel 2025 si voterà in Campania, nelle Marche, in Puglia, in Toscana, probabilmente in Valle d’Aosta e anche in Veneto dove Fdi pensa ad un proprio candidato, ma Matteo Salvini vuole rinviare di un anno con la scusa che il ‘Doge’ possa presenziare alle Olimpiadi Milano-Cortina del 2026. Nella Lega, alle prese – nonostante i no di Fdi e FI – con la tentazione rimpasto (con Salvini che dopo l’assoluzione nel processo Open arms ha rilanciato il sogno di ritornare al Viminale), si agita il ‘fronte del nord’ che intende accelerare sull’autonomia differenziata nonostante lo stop al ddl Calderoli arrivato dalla Consulta e che poterà ad un referendum probabile in primavera, ma la Lega intende andare avanti comunque, nonostante i dubbi dei governatori del sud, in particolare dei presidenti di Calabria e Sicilia, Occhiuto e Schifani, che hanno lanciato l’allarme sul rischio che i cittadini del sud si pronuncino in maniera negativa sul disegno di legge.

Nonostante tutto, per la premier Meloni il 2025 dovrà essere l’anno delle riforme, a partire dalla separazione delle carriere (FI punta ad intestarsela), mentre arranca il premierato, che ha gia’ avuto il semaforo verde del Senato ma che verrà cambiato in commissione Affari costituzionali alla Camera, in attesa pure di una soluzione su quale sara’ la nuova legge elettorale.

Un quadro politico, insomma, denso di questioni che possono creare fibrillazioni continue dentro la maggioranza, con i leader alle prese anche con i problemi interni ai rispettivi partiti, a partire da Salvini, che dovrà porre massima attenzione alle richieste (in primis l’estensione della flat tax) rilanciate dal segretario lombardo Massimiliano Romeo, Forza Italia è invece in pressing per aumentare il sostegno fiscale al ceto medio e a febbraio tornerà alla carica sulla riforma dell’Irpef. Mentre la premier Meloni è concentrata soprattutto sull’agenda internazionale: ha ribadito il proprio sostegno militare a Kiev per tutto il 2025 (ma la Lega chiede un segnale di discontinuita’) ma l’Italia, come il resto d’Europa, attende di capire quale sarà il nuovo corso americano sulla guerra in Ucraina dopo l’insediamento di Trump alla Casa Bianca.