L’affare Monte dei Paschi è una questione politica per definizione. E lo è ancora di più oggi, con la trattativa partita tra Unicredit e il ministero dell’Economia, pochi giorni dopo l’accettazione ufficiale della candidatura di Enrico Letta, segretario nazionale Pd, al collegio senese alla Camera. Lasciato libero dall’ex ministro Pier Carlo Padoan, salito alla presidenza di Unicredit e pronto a rioccuparsi di quel Monte che era riuscito a salvare dal crac, facendo comprare al Tesoro il 68% delle azioni nel 2017.
Solo a descrivere quest’intreccio, ci si ingarbuglia. I protagonisti passano da una poltrona all’altra, come nel gioco dei Quattro Cantoni, che tra l’altro è il nome di una piazza a Siena. Ma per quanto si voti a ottobre per il collegio 12, per quanto Enrico Letta centellini finora le sue presenze in provincia di Siena, è inevitabile che il dossier Mps sia usato come un siluro dal centrodestra e da qualche alleato riottoso, per minare la sua corsa in Parlamento.
Anche per questo ieri, dal Nazareno, è arrivata una nota per cercare di respingere le prime bordate da Salvini, da Forza Italia e Fratelli d’Italia. "Non c’è alcun imbarazzo per Letta sulla candidatura perché sapeva benissimo che si sarebbe legata alla questione Mps e che la soluzione non era rinviabile a dopo le elezioni, dati gli stress test della BCE che uscivano comunque il 31 luglio. Anche per questa ragione ha scelto di candidarsi, la situazione è complessa ma Siena e il centrosinistra meritano di essere rappresentati dal segretario nazionale. Perché la questione ha una valenza nazionale rilevantissima" dicono dalla segreteria Pd.
Il candidato e segretario si affida a poche frasi: "Vado avanti fiducioso, voglio rappresentare questa terra" ripete Letta. Che ritiene sia interesse di tutto il Governo guidare il processo verso una soluzione "non punitiva verso il territorio, che salvaguardi l’occupazione e l’unità della banca Mps". Nessuno spezzatino, quindi. Letta ripone piena fiducia nel premier Draghi. "Se c’è uno che ha competenza e autorevolezza per guidare un percorso simile è lui".
Il dossier però è sempre più rovente. Se il Monte dei Paschi è in una situazione pre-fallimentare, come certificato dagli stress test dell’Eba, se ha bruciato in dieci anni decine di miliardi di euro di patrimonio, vanificato aumenti di capitale, spendendo 16 miliardi (fideiussione Abn Amro compresa) per rilevare un ’crostino’ come Antonveneta, che al massimo valeva 2 miliardi (cit. Tommaso Di Tanno, presidente collegio sindacale Mps), è per colpa di un management quasi interamente targato Pd, tra banca e Fondazione Mps (azionista di maggioranza). A cominciare dal presidente Giuseppe Mussari, ’consigliato’ proprio da Andrea Orcel, che nel 2007 era consulente di Emilio Botin, presidentissimo del Banco Santander. E che sussurrò all’orecchio di Mussari la cifra fatale di 9 miliardi di euro.
Da Salvini in giù, il centrodestra che a Siena sostiene l’imprenditore Tommaso Marrocchesi Marzi ha già cominciato a ri-raccontare la storia. "Gli unici che non possono parlare di Mps sono quelli del Pd – ha tuonato il leader della Lega – che tra 50 miliardi bruciati, fallimenti evitati con soldi pubblici, suicidi e processi infiniti, hanno distrutto la banca". E anche gli alleati di Italia viva, a cominciare dal proconsole di Renzi Stefano Scaramelli, hanno definito la candidatura Letta "una scelta sofferta". Per questo il Pd comincia ad alzare la voce. Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha avvertito il Governo: "Vedere il Monte inghiottito da Unicredit con una trattativa che esclude il territorio e non considera il patrimonio di un Istituto radicato nel Centro Italia, non è accettabile. Si impone un tavolo di confronto con coinvolga le forze sociali, i sindacati, la Regione, il Comune e la Provincia di Siena" E le capogruppo di Camera e Senato, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi chiedono al ministro Franco di riferire in Parlamento sull’affare Mps.