Bye bye terzo mandato per i governatori, addio Campania per il centrosinistra e benvenuta crisi di governo tra Lega e Fratelli d’Italia sul Veneto. Potrebbe essere questo il deflagrante esito politico dell’impugnazione della norma sul terzo mandato varata dalla Campania del pirotecnico e indefesso governatore Vincenzo De Luca.
"Ora tocca a noi", dicono dal partito della premier, riferiti più al Veneto che alla Campania. Sta di fatto che l’esecutivo è pronto a impugnare presso la Consulta la discussa legge legge campana che autorizzerebbe il terzo mandato preteso e ottenuto dal potente governatore De Luca e osteggiato dalla stesso vertice dem di Elly Schlein. Una mossa che di riflesso imporrebbe lo stop anche alle velleità del viceré veneto Luca Zaia, al governo delle Regione dal 2010, che vagheggiava di ispirarsi alla legge campana per rimanere al governo del territorio che lo ama. Fatto sta che il 2025 è il vero turning point della legislatura, anno di elezioni regionali anche più importanti di quelle passate.
In Campania il centrosinistra senza De Luca barcolla tantissimo. Sono in lizza l’ex presidente 5 Stelle della Camera Roberto Fico o il sindaco indipendente dem di Napoli Gaetano Manfredi, con Fico che lo sostituirebbe nel capoluogo. Ma è il potente eurodeputato azzurro Fulvio Martuscello quello che si dichiara a ragion veduta più pronto a raccogliere il testimone del governo regionale, forte anche dell’eventuale rancore dell’elettorato di De Luca. Anche in Toscana il governatore dem (e protetto di Matteo Renzi) Eugenio Giani è considerato a rischio contro il lanciatissimo sindaco di Pistoia di FdI Alessandro Tomasi, ma per il Pd defenestrarlo sarebbe "un’ammissione di malgoverno" ancora peggiore che sostenerlo.
È però sull’operoso Veneto che si concentrano le attenzioni del governo. Che sia Zaia o no, la Lega non intende mollare il governo della Regione. Sennonché il Carroccio già guida la Lombardia con Attilio Fontana, il Friuli Venezia Giulia con Massimiliano Fedriga e la Liguria con l’indipendente Marco Bucci; mentre Forza Italia ha Alberto Cirio in Piemonte. Il partito della premier, forte di quasi il 30%, pretende invece una delle grandi regioni produttive del Nord. E l’unica disponibile a breve è proprio il Veneto; paradossalmente quella dove la Lega è più forte, grazie proprio a Zaia.
La situazione rischia di provocare una vera crisi politica. L’impugnazione del terzo mandato è tema su cui il rigore della premier Giorgia Meloni non transige, sostenuta anche da Forza Italia. Ma anche la Lega oppone una resistenza più d’ufficio che sincera: al capitano Matteo Salvini va infatti benissimo silurare il potente viceré veneto Zaia; anche se da disoccupato potrebbe avere più tempo per scalare il partito all’insegna della linea nord-europeista. Ma questa è un’altra storia.
Dopodiché si aprirà la partita per la scelta della candidatura a governatore che rischia di innescare la prima, vera crisi del centrodestra. Luca Ciriani, ministro dei Rapporti col Parlamento fedelissimo della premier, respinge ogni ipotesi di rinvio del voto veneto al 2026 e rivendica l’amministrazione per il proprio partito, che pensa al coordinatore regionale Luca De Carlo. "Mi pare impossibile pensare che non tocchi a noi indicare il nome, non per rivincita o rivalsa, ma per oggettività", dice. Ma i dati dicono che gli elettori sono in maggioranza con Zaia. Al che potrebbe convenire persino andare separati.