Giovedì 14 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

L’accordo con l’Albania. Arrivano i primi sedici migranti. Mattarella insiste sull’accoglienza

Domani l’approdo della nave Libra con a bordo un piccolo gruppo di uomini bengalesi ed egiziani. Il presidente: "Solidarietà alla base della Costituzione". Von der Leyen elogia il modello dell’intesa con Tirana.

L’accordo con l’Albania. Arrivano i primi sedici migranti. Mattarella insiste sull’accoglienza

Domani l’approdo della nave Libra con a bordo un piccolo gruppo di uomini bengalesi ed egiziani. Il presidente: "Solidarietà alla base della Costituzione". Von der Leyen elogia il modello dell’intesa con Tirana.

L’operazione Albania che il governo considera un fiore all’occhiello e l’opposizione si prepara a bersagliare in Parlamento, è partita accompagnata da un controcanto che suona come critica implicita ma evidente. Sarà un caso che il capo dello Stato, in trasferta a Milano in un centro per l’immigrazione, ritiene necessario pronunciare parole tanto nette nelle ore in cui la prima nave italiana è diretta verso i centri di Shengjin e Gjader che dovranno ospitare i migranti trasferiti? "L’impegno per la coesione sociale, l’accoglienza, l’integrazione, il divenire della cittadinanza è attività permanente". Sergio Mattarella parte da lontano, da quella "storia dell’Italia fatta di emigrazione e immigrazione", per chiosare: "Oggi gli immigrati vengono da Paesi europei come l’Ucraina o i Balcani, e da altri continenti gravati da condizioni insostenibili. Altri sono gli attori di un servizio prezioso che tende a inverare gli obiettivi di solidarietà presenti della nostra Costituzione". Niente di nuovo nel messaggio politico del presidente. Pesa però la scelta dei tempi.

Il varo dell’operazione per la verità non è di quelli trionfali: a bordo della Libra ci sono 16 uomini (10 del Bangladesh, 6 egiziani). Arrivano dalla Libia: il primo barchino è partito da Sabratah, il secondo da Zaura, i salvataggi sono stati effettuati domenica dalla guardia costiera in acque internazionali. L’approdo in Albania è previsto per domani mattina. Ma più dei fatti conta la forma. Palazzo Chigi punta a gestire fuori le richieste di asilo dei migranti in procinto di sbarcare in Italia e che hanno più possibilità di venire rimpatriati, così da ottenere un effetto deterrenza sui viaggi. Per capire se la scommessa sarà vinta, bisognerà attendere la conclusione delle procedure accelerate di frontiera, perché non è detto che saranno approvate dai magistrati. Questo iter che sulla carta dovrebbe concludersi in un mese può essere applicato solo ai maschi, adulti, non vulnerabili, proveniente da paesi inseriti nella lista dei sicuri. Bangladesh ed Egitto lo sono. Nel porto di Shengjin i migranti completeranno le procedure di identificazione: chi ha requisiti richiesti e farà domanda di asilo verrà trasferito a Gjader.

Le ombre non scalfiscono l’ottimismo di Giorgia Meloni: con la lettera inviata dalla presidente della Commissione Ue, in cui Ursula von der Leyen chiede ai leader europei "di lavorare su modalità innovative come l’hub in Albania per contrastare l’immigrazione illegale in vista della nuova legge Ue sui rimpatri", la premier è pronta oggi ad attaccare i critici nel dibattito sulle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo di Bruxelles del 17 e 18 ottobre.

Ciò che ha scritto su X è l’antipasto: "Che scandalo! Un governo che – con un mandato chiaro ottenuto dai cittadini – lavora per difendere i confini italiani e fermare la tratta di essere umani attraverso azioni concrete e accordi internazionali". Non la vede come Mattarella. E chissà se i due ne parleranno oggi nel rituale pranzo che precede i vertici internazionali. Possibile non facile, data l’urgenza di altri temi, come la guerra in Libano.

Non usa perifrasi l’opposizione. Ieri un nutrito fuoco di sbarramento ha declinato in tutte le tonalità possibili un messaggio solo: hanno speso tanti soldi per questo, invece di metterli sulla sanità. "Il governo Meloni butta 800 milioni in un accordo di deportazione in violazione dei diritti fondamentali: fondi che avrebbero potuto essere utilizzati per abbattere le liste d’attesa", riassume Elly Schlein.

Sarà il leitmotiv del dibattito, condito da critiche di merito sui "centri di detenzione". Netto sul punto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: "Sono centri analoghi a quelli fatti sul territorio nazionale, non c’è filo spinato, c’è assistenza".