"Quella sulla separazione delle carriere è “la riforma delle riforme“ per quanto riguarda la giustizia, un patto che abbiamo contratto con gli italiani in campagna elettorale. Il motivo è molto semplice: il giudice, terzo e imparziale, deve essere diverso sia da chi difende, sia da chi accusa. In altri termini, la distanza che c’è tra giudice e avvocato difensore deve esserci anche tra giudice e pm. E sia chiaro : non vogliamo toccare l’autonomia e l’indipendenza del pm, non vogliamo toccare l’obbligatorietà dell’azione penale; più semplicemente, vogliamo che l’arbitro non sia della stessa città di una delle due squadre. Non condivido così le preoccupazioni dell’Anm, anche perché sarà il popolo a decidere con il referendum. O forse qualcuno vuole impedire l’esercizio della democrazia diretta? Mi sembrerebbe davvero grave”. Così il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto (Forza Italia). “Ci sono degli strumenti che proteggono i cittadini dalle patologie giudiziarie, come la riparazione per l’ingiusta detenzione o gli indennizzi secondo la legge Pinto per i tempi eccessivamente ritardati dei processi. Quello che propone il ministro Nordio è il caso in cui un cittadino, dopo anni di processi, venga assolto e subisca nel frattempo conseguenze dannose causate da “errori“ verificatisi proprio durante il processo”.
Roma, 24 dicembre 2024 – Avvocato Francesco Petrelli, presidente delle Camere penali (Ucpi), ritenete che in questa legislatura sarà davvero varata la riforma costituzionale con la separazione delle carriere tra pm e giudici?
"Mi pare che il governo sia piuttosto determinato nel portare avanti la riforma che è ispirata, come altre depositate nel tempo, dall’originaria proposta dell’Ucpi sulla formazione di due distinti Csm, uno per pm e uno per i giudici, rispetto a quello unico esistente adesso".
È questo il nodo cruciale?
"Sì. Perché da un lato garantisce la definita separazione delle carriere. Che non va confusa con la separazione delle funzioni, già in atto da tempo e che la riforma Cartabia ha limitato a una sola possibilità di passaggio. Al tempo stesso, due Csm garantiscono l’assoluta autonomia e indipendenza tanto dei giudici che dei pm".
Si obietta che così i pm verranno sottoposti all’esecutivo.
"Ci sembra un argomento pretestuoso. Una volta che pm avranno un loro Csm, bisognerebbe cambiare nuovamente Costituzione per sottoporli al potere politico. La qual cosa non è nella volontà della Camere penali, che si sono sempre impegnate per tutelare i pm sotto questo profilo. La cosa determinante è che non vi sia più una commistione tra colui che profila l’azione penale e colui che la promuove".
Detto in parole più semplici?
"L’arbitro, cioè il giudice, non può condividere panchina e spogliatoio con una delle due squadre, cioè quella del pm. Essendo uniti in uno stesso Csm, giudici e pm sono uniti nelle carriere, ne discende un’unica panchina e un unico spogliatoio. L’arbitro, il giudice, deve invece avere una propria autonoma organizzazione. E così anche il pm".
Da trent’anni ogni ipotesi di riforma si è però arenata...
"Più che altro non è mai stata sostenuta da un’adeguata volontà politica. Anche Berlusconi l’ha sempre abbandonata a se stessa, pensando probabilmente di venire a patti con la magistratura".
Posso scriverlo?
"È stato scritto tante volte che l’azione politica era influenzata dalle sue vicende giudiziarie. Oggi la maggioranza politica, che aveva già in programma la separazione delle carriere, dimostra una volontà di portare a termine la riforma".
L’Anm vi rimprovera di scarsa lucidità sulle assoluzioni di Renzi e Salvini. Come risponde?
"Sono consegnate alla storia e alla cronaca di questo Paese episodi nei quali la magistratura ha assunto iniziative di carattere tipicamente politico. Avvenne nel corso di Mani pulite, quando sono state affossate iniziative del governo. E abbiamo letto tutti le chat di Palamara nella quali si diceva che Salvini doveva essere ‘attaccato’. Abbiamo ritenuto di commentare queste assoluzioni perché da molto tempo diciamo che nel Paese i processi si consumano nella fase delle indagini preliminari, durate cui i pm sembrano determinare una verità consegnata invece all’accertamento del processo".
Non è però in antitesi al garantismo e alla separazione delle carriere il fatto che poi il governo introduca sempre nuovi reati?
"È la contraddizione che da tempo rimproveriamo all’esecutivo: essersi mosso in senso contrario a quelli che dovrebbero essere i propositi di un governo garantista e liberale. E lo sosterremo anche nel contesto della riforma costituzionale. Nessun partito o governo si è fatto mancare nulla sotto il profilo norme securitarie, con innalzamento pene e nuove fattispecie di reato. Che funzionano sotto il profilo della propaganda a costo zero, ma non aiutano in nessun modo la prevenzione né aumentano la sicurezza".