Giovedì 21 Novembre 2024
RAFFAELE MARMO
Politica

La versione di Conte: "Sì al referendum Cgil per abolire il Jobs Act. Fandonie sul bonus 110%"

Il leader 5 Stelle sostiene la campagna di Landini: la riforma è stata una sciagura. "Parlino i cittadini, la lotta al precariato è una priorità. Avanti sul salario minimo. Ridicolo attacco del governo al Superbonus: all’opposizione volevano estenderlo"

Roma, 5 settembre 2023 – Maurizio Landini ha proposto una vera campagna anti-precarietà fino a un possibile referendum contro il Jobs Act. Voi potreste appoggiarlo?

"Il Jobs Act è stato una sciagura per il nostro Paese – accusa con nettezza il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte –. Non a caso già nel 2018, con il decreto legge Dignità, il M5S è intervenuto per ridurre la possibilità di rinnovo dei contratti a termine previsto da quella legge e tamponare la piaga della precarizzazione del lavoro. Ricordo, per di più, che la Consulta ha smontato a più riprese il Jobs Act, dichiarando incostituzionale l’anzianità di servizio come unico elemento per determinare l’indennità in caso di licenziamento ingiustificato del lavoratore. Quanto al referendum, rimane uno strumento decisivo per favorire la partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese, per cui un percorso che porti a una loro presa di parola diretta è sicuramente un fatto positivo che va sostenuto".

La versione di Conte  "Sì al referendum Cgil  per abolire il Jobs Act  Fandonie sul bonus 110%"
La versione di Conte "Sì al referendum Cgil per abolire il Jobs Act Fandonie sul bonus 110%"

Il contrasto del lavoro precario è un’urgenza solo vostra o, come sembra, è diventato un terreno comune di azione con il Pd?

"Dovrebbe esserlo per ogni forza politica. È difficile non metterla in cima all’agenda politica, ci vuole un profondo esercizio di immaginazione per non vedere la realtà di un Paese divorato da instabilità e incertezza. La destra fa un gran parlare di denatalità e inverno demografico ma non fa nulla per mettere le giovani coppie in condizione di immaginare un futuro senza farsi assalire da ansie e preoccupazioni. Accedere a un mutuo è diventato una chimera, mentre chi lo ha già preso si ritrova con rate impennate sino al +75%. Di sostegni a maternità e paternità non c’è traccia e sugli asili nido desta allarme la ricalibratura dei tempi per i bandi legati al Pnrr".

Le prossime settimane saranno decisive per le sorti del salario minimo. Ci sono margini e a quali condizioni per un’intesa con il governo?

"Ci sono quasi 4 milioni di lavoratori che attendono di vedere i propri stipendi alzarsi con questa misura. L’impegno del M5S negli anni ha allargato il consenso del Parlamento sul salario minimo legale, su cui prima eravamo quasi i soli a premere. Il governo però continua a raccontare menzogne su questa misura di civiltà e rinvia al Cnel di Brunetta le decisioni. Evidentemente a Palazzo Chigi non hanno uno straccio di idea per il Paese".

Dunque, bocciata la via del Cnel, li aspettate in Parlamento?

"Noi continueremo a insistere sulla nostra proposta in Parlamento. Vengo da Cernobbio, dove anche il mondo imprenditoriale si è schierato a favore del salario minimo. Diciamo al governo di smetterla di girarsi dall’altra parte e di offendere questi lavoratori con rinvii e compromessi al ribasso. Non pensino di cavarsela con una proposta annacquata per spaccare la platea dei lavoratori sottopagati, lasciando molti di questi all’anno zero".

Come continuerete la campagna nel caso che non si arrivi al risultato?

"Il Movimento non si è arreso in 10 anni, non si arrenderà certo ora che il salario minimo è una priorità per i cittadini alle prese con il carovita. In pieno agosto già circa 400mila cittadini hanno firmato a supporto della nostra proposta e continueremo la battaglia nel Paese: con i nuovi gruppi territoriali del M5S raccoglieremo ora sottoscrizioni in tutti i territori. Le persone hanno l’occasione di far sentire direttamente al governo la voce di chi è sottopagato, di chi lavora tutto il giorno e deve però scegliere se pagare la rata del mutuo o fare la spesa".

L’autunno è il periodo della manovra: gli spazi finanziari sono esigui. Quali priorità avere?

"Meloni e Giorgetti hanno già messo le mani avanti con scuse del tipo “le risorse sono poche“, “è tutta colpa del Superbonus“. A parte le fandonie, i finti patrioti regalano al Paese una manovra lacrime-e-sangue, improntata all’austerità e senza un euro per gli investimenti. Il Paese rischia di ripiegarsi su se stesso. Le priorità sono dare ossigeno alle imprese rendendo strutturale e potenziando il taglio del cuneo fiscale, irrobustire le buste paga dei lavoratori con una legge sul salario minimo, salvaguardare e rilanciare gli investimenti in sanità e non lasciare nessuno indietro, dopo che Meloni ha aperto una guerra senza quartiere contro i più fragili".

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Giorgetti, soprattutto, punta l’indice contro il "suo" Superbonus come la causa di tutti i mali. Come stanno le cose dal vostro punto di vista?

"Giorgetti deve capire che il mal di pancia ce lo abbiamo noi e ce l’hanno gli italiani a causa di questi mezzucci da vecchia politica. La verità è che il governo Meloni in un anno ha prodotto un aumento della disoccupazione nelle rilevazioni di luglio, una riduzione del Pil nel secondo trimestre, non ha fatto nulla contro il caro-mutui, il caro-carrello e il caro-benzina. Meloni ha preso voti promettendo un improponibile “blocco navale”, ma gli sbarchi di migranti sono raddoppiati da quando è al governo".

Eppure, i numeri parlano di oltre 110 miliardi di costo.

"Oggi coprono l’imbarazzo per la loro incapacità attaccando una misura, il Superbonus, che quando erano all’opposizione volevano estendere e prorogare. In realtà, parliamo di una misura che ha prodotto 1 milione di posti di lavoro, gettito fiscale per lo Stato, benefici ambientali. E che ha salvato un settore, l’edilizia, che oggi senza quella scelta sarebbe morto e invece ha trainato il Pil con un +11% del Pil del biennio 2021-’22. La smettano con le menzogne e i diversivi, si mettano a lavorare per il Paese. Se ne sono capaci".