Lunedì 27 Gennaio 2025
COSIMO ROSSI
Politica

La svolta di Fiuggi, 30 anni dopo. Rampelli: noi giovani la volevamo. "E nacque una destra moderna"

Il 27 gennaio 1995 il congresso che traghettò il Movimento sociale in Alleanza nazionale. Il vicepresidente della Camera di FdI: "Il passaggio sull’antifascismo fu vissuto traumaticamente".

Il 27 gennaio 1995 il congresso che traghettò il Movimento sociale in Alleanza nazionale. Il vicepresidente della Camera di FdI: "Il passaggio sull’antifascismo fu vissuto traumaticamente".

Il 27 gennaio 1995 il congresso che traghettò il Movimento sociale in Alleanza nazionale. Il vicepresidente della Camera di FdI: "Il passaggio sull’antifascismo fu vissuto traumaticamente".

Roma, 27 gennaio 2025 – Onorevole Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera per Fratelli d’Italia, oggi sono 30 anni dalla svolta di Fiuggi, con cui Gianfranco Fini traghettò il Msi in An. Da esponente della destra romana che annoverava nelle sue fila la premier Meloni, come ricorda quella vicenda dal punto di vista umano e politico?

"La mia generazione, quella del Fronte della Gioventù, non stava nella pelle: aveva progettato e sperimentato il superamento del nostalgismo incontrando molti ostacoli per i suoi strappi nella modernizzazione dei metodi e dei linguaggi della destra. Io ero stato soprannominato dalla nomenclatura il ‘demoproletario di Roma’ per le attività sociali e associative, per il diverso approccio con l’immigrazione, l’assistenza ai più poveri e i centri ricreativi estivi. Intorno ai cinquantenni e oltre c’era un’atmosfera severa, preoccupazione, disorientamento. Qualcuno aveva dovuto in fretta e furia riporre i busti del duce e non sapeva come raccontarlo ai suoi. Per noi invece fu l’esatta evoluzione di un percorso lineare e consapevole".

Quanto fu sincera allora l’adesione alla tesi secondo cui "l’antifascismo fu un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici"?

"Il congresso fu l’abbandono definitivo della ‘casa del padre’. Molti non volevano lasciarla, altri non potevano proprio e seguirono Pino Rauti nella Fiamma tricolore, altri ancora bevvero l’amaro calice e si adattarono senza entusiasmo. Il passaggio sull’antifascismo è stato vissuto traumaticamente, ma era necessario già allora dividere l’antifascismo che contribuì a riportare democrazia e libertà da uno che invece mirava a condurre l’Italia sotto un’altra dittatura, quella comunista. Non si possono confondere perché hanno diversa natura e diversi obiettivi".

È casuale che la svolta sia coincisa con la liberazione di Auschwitz e il Giorno della Memoria (istituito 10 anni dopo)?

"Non so dire, ma mi piace immaginare che non sia una fatalità. Far nascere la nuova destra nel Giorno della Memoria è un bel messaggio, anche se devo dire per chiarezza che di antisemitismo a destra ce n’è stato meno di quanto tuttora ce ne sia a sinistra".

Nel dicembre 2012 Fratelli d’Italia è stato fondato praticamente nell’anniversario del Msi. I germi di Fiuggi – atlantismo, europeismo, laicità, libero mercato – erano metabolizzati o è stata una rifondazione in chiave nazional-sovranista?

"Il pensiero politico, quando affonda le radici nei filoni della tradizione europea e occidentale, non può permettersi il lusso della fissità. Ciò che non si trasforma perisce. I valori che ispirano nei secoli la destra sono gli stessi pur avendo conosciuto diverse declinazioni, anche sotto l’influenza dei cicli storici. Abbiamo fondato Fratelli d’Italia per dare gambe e futuro a una visione del mondo e della vita spirituale. La sovranità nazionale è un valore costituzionale, guai a tradirla. È stata patrimonio di tutte le destre, non c’era bisogno di rifondarla. Oggi FdI dev’essere inclusivo e dare una casa a cattolici, liberali e socialisti in un movimento maggioritario di tutti gli italiani".

Perché la destra fatica ancora a dar atto della svolta a Fini, che nel 2003 si recò anche allo Yad Vashem?

"I meriti di Gianfranco Fini sono noti e oggettivi, nessuno potrà mai toglierglieli, come sono noti gli errori commessi. Al suo posto non avrei aperto il conflitto con Berlusconi e avrei puntato a far primeggiare An, non confluendo nel Pdl. O almeno avrei preteso di guidarlo. Non avrei fatto troppe aperture a sinistra, perché il prezzo pagato al nostro mondo è stato alto. Tuttavia con lui la destra ha volato".

Col ritorno di Trump alla Casa bianca la destra italiana sarà chiamata a scegliere tra europeismo e una nuova sudditanza agli Usa?

"Siamo figli di un adagio che recita: ‘Alleati sì, servi mai’. Ma per evitare che sia una mera petizione di principio occorre rafforzare l’Italia economicamente e socialmente, riscoprendone e promuovendone l’identità".